Vi chiedo scusa se vi invito a leggere poco più di 3 paginette e ad impiegare circa 8-9 minuti del vostro tempo, ma per quello che succede nel medio oriente credo che sia tempo ben speso perché ognuno di noi è importante per essere portatore di pace con cognizione di causa. Singolarmente siamo un granello di sabbia ma tutti insieme formiano spiagge immense.
Ho voluto fare un lavoro di mettere insieme i pareri e le opinioni di intellettuali ebrei, anche di varie nazionalità da dove si evince un loro giudizio molto più netto e deciso di tanti tifosi pro Israele, europei e anche italiani, e come si sa al tifoso, che è l’antitesi dello sport, non interessa sapere se la propria squadra è più forte dell’altra, interessa solo vincere, che la vittoria poi sia più o meno regolare conta poco.
Forse potrebbe sembra più che ovvio che un intellettuale ebreo, dovrebbe schierarsi con Israele ma proprio per essere intellettuale e non tifoso cerca, indaga, si informa per potersi fare un giudizio quanto più vicino alla realtà, contrariamente al tifoso.
Leggere tanti giudizi articolati e soprattutto di merito e informati, a parte che ci fa meglio conoscere la difficile realtà di quei territori e di quella storia, dovrebbe illuminare chi ancora usa i se e i ma. Infatti pubblicando un articolo su questa testata sull’infame assassinio di tanti bambini palestinesi mi sento interrogare: ma perché Hamas non rilascia gli ostaggi? Nessun crimine può giustificare l’uccisione scientifica di bambini in attesa di un sorso di acqua o di un pugno di riso. Se non ci fosse Hamas, cioè è forse lecito bombardare un ospedale e giustificarlo col fatto che nei sotterranei c’era Hamas! Sarebbe come dire che sarebbe stato lecito bombardare la Sicilia perché vi si nascondeva Matteo Messina Denaro!
Ho inserito una serie di sintesi, che difficilmente troverete sulla cosiddetta “grande Stampa”, una mi è apparsa particolarmente interessante, efficace e illuminante sulla storica controversia Israele-Palestina che inizia nel 1948 ed arriva ininterrottamente ai nostri giorni, altro che Hamas, ed è la lettera seguente:
Lettera al Ministro israeliano Gideon Sa’ar da parte di Jeffrey D. Sachs ebreo americano economista e saggista
“Egregio Signor Ministro degli Esteri del Governo di Israele, Le scrivo in seguito al suo discorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 5 agosto 2025.
Ho partecipato alla sessione, senza avere la possibilità di parlare con lei subito dopo. Desidero condividere le mie riflessioni sul suo discorso.
Nel suo discorso ha mancato di riconoscere perché quasi il mondo intero, compresi molti ebrei come me, sia inorridito dal comportamento del suo governo. Secondo la maggior parte del mondo, con cui concordo, Israele è coinvolto in omicidio di massa e carestia; ciò non sembra emergere nel suo discorso. Ha mancato di riconoscere che Israele ha causato la morte, fino ad oggi, di circa 18.500 bambini palestinesi, i cui nomi sono stati recentemente elencati dal Washington Post. Ha attribuito ad Hamas la responsabilità di tutti gli omicidi di massa di civili da parte delle forze israeliane, mentre il mondo guarda ogni giorno video di forze israeliane che uccidono a sangue freddo civili affamati mentre si avvicinano ai punti di distribuzione del cibo.
Ha lamentato la morte per fame di 20 ostaggi, ma non ha menzionato la morte per fame di 2 milioni di palestinesi da parte di Israele.
Ha mancato di menzionare che il suo primo ministro ha lavorato attivamente nel corso degli anni per finanziare Hamas, come ha documentato il Times of Israel.
Che le vostre sviste siano il risultato di ottusità o tergiversazione, sarebbe una tragedia solo per Israele, se non fosse per il fatto che avete tentato di coinvolgere me e milioni di altri ebrei nei crimini contro l’umanità del vostro governo.
Avete dichiarato alla sessione ONU che Israele è “lo stato sovrano del popolo ebraico”. Questo è falso. Israele è lo stato sovrano dei suoi cittadini. Io sono ebreo e cittadino degli Stati Uniti. Israele non è il mio stato e mai lo sarà. Il linguaggio che avete usato nei vostri discorsi sugli ebrei ha scavato un fossato tra noi. Avete definito l’ebraismo una nazionalità. Questo è in effetti il costrutto sionista, ma è in contrasto con 2000 anni di fede e vita ebraica. E un’idea che io e milioni di altri ebrei rifiutiamo. L’ebraismo, per me e per innumerevoli altre persone al di fuori di Israele, è una vita di etica, cultura, tradizione, legge e fede che non ha nulla a che fare con la nazionalità. Per 2000 anni, gli ebrei hanno vissuto in ogni parte del mondo, in innumerevoli nazioni. I grandi saggi rabbinici del Talmud babilonese, infatti, proibirono esplicitamente un ritorno di massa del popolo ebraico a Gerusalemme, intimando al popolo ebraico di vivere nelle proprie terre d’origine (Ketubot llla). …….
É ironico che quando i sionisti convinsero il governo britannico nel 1917 a emanare la Dichiarazione Balfour, l’unico ebreo nel Gabinetto, Sir Edwin Montagu, si oppose strenuamente, affermando di essere un cittadino britannico ebreo, e non membro di una nazione ebraica: “Affermo che non esiste una nazione ebraica. I membri della mia famiglia, ad esempio, che vivono in questo Paese da generazioni, non hanno alcun tipo di comunanza di vedute o di desideri con alcuna famiglia ebraica in qualsiasi altro paese, al di là del fatto che professano, in misura maggiore o minore, la stessa religione”.
In questo contesto, vale anche la pena ricordare che la Dichiarazione Balfour afferma chiaramente e inequivocabilmente che “nulla sarà fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina”. Il sionismo ha fallito questa verifica.
Il vostro governo è impegnato nell’occupazione permanente di tutta la Palestina e si oppone violentemente e incessantemente a uno Stato sovrano di Palestina. Il programma fondativo del Likud nel 1977 non nasconde nulla a questo proposito, dichiarando apertamente che “tra il Mar Rosso e il Giordano ci sarà solo la sovranità israeliana”.
Per raggiungere questo obiettivo, Israele demonizza il popolo palestinese e lo schiaccia fisicamente, attraverso carestie di massa, omicidi, pulizia etnica, detenzioni amministrative, torture, espropri di terre e altre forme di brutale repressione.
Voi stessi avete vergognosamente dichiarato che “tutte le fazioni palestinesi” sostengono il terrorismo. Il vostro omologo alla sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’ambasciatore palestinese Riyad Mansour, ha dichiarato esattamente il contrario. Ha affermato chiaramente: “La soluzione è porre fine a questa occupazione illegale e a questo conflitto disastroso; è la realizzazione dell’indipendenza e della sovranità dello Stato palestinese, non la sua distruzione; è il rispetto dei nostri diritti, non la loro continua negazione; è il rispetto del diritto internazionale, non la sua violazione; è l’attuazione della soluzione dei due Stati, non la realtà di uno Stato unico con i palestinesi condannati al genocidio, alla pulizia etnica o all’apartheid”.
Israele si oppone a quasi tutto il mondo nel suo tentativo di bloccare la soluzione dei due Stati. Già 147 paesi riconoscono lo Stato di Palestina e molti altri lo faranno presto.
Centosettanta Stati membri delle Nazioni Unite hanno recentemente votato a sostegno del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione politica, con solo sei contrari (Argentina, Israele, Micronesia, Nauru, Paraguay, Stati Uniti). La sua presentazione ha completamente ignorato la potente “Dichiarazione di New York sulla risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione dei due Stati” emanata dalla comunità mondiale alla Conferenza internazionale di alto livello sull’attuazione della soluzione dei due Stati, tenutasi il 29 luglio 2025, appena una settimana prima del suo discorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”…….
Il vostro governo rifiuta la pace, perché mira invece al dominio su tutta la Palestina. Israele si aggrappa alla sua posizione estremista con un filo sottilissimo, sostenuto (fino a ora) dagli Stati Uniti ma da nessun’altra grande potenza…….
Per quanto riguarda l’opinione pubblica americana in generale, la disapprovazione perle azioni di Israele si attesta ora al 60%, con solo il 32% di approvazione.
Signor Ministro, la repulsione globale da lei citata è contro le azioni del suo governo, non contro gli ebrei. Israele è minacciato dall’interno da fanatismo ed estremismo che a loro volta portanoalla disapprovazione mondiale di Israele da parte di ebrei e non ebrei. La grande minaccia alla sopravvivenza di Israele non sono le nazioni arabe, i palestinesi o l’Iran, ma le politiche del governo estremista israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, BezalelSmotrich e Itamar Ben-Gvir.
La soluzione dei due Stati è la via – e l’unica via – per la sopravvivenza di Israele. Potreste credere che le armi nucleari e il governo degli Stati Uniti siano la vostra salvezza, ma la forza bruta sarà labile se la grave ingiustizia di Israele nei confronti del popolo palestinese continuerà. I profeti ebrei hanno insegnato ripetutamente che gli Stati ingiusti non sopravvivono a lungo.
Testo disponibile all’indirizzo www.commondomdreams.org/opinion/open-letter-to-sa-ar
David Grossman, scrittore israeliano ha rotto gli indugi e parla di una presa di coscienza dolorosa:
“Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola: ‘genocidio’. Ma adesso non posso trattenermi dall’usarla, dopo quello che ho letto sui giornali, dopo le immagini che ho visto e dopo aver parlato con persone che sono state lì”. “Voglio parlare come una persona che ha fatto tutto quello che poteva per non arrivare a chiamare Israele uno Stato genocida. E ora, con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi”.
È particolarmente significativo che queste parole vengano proprio da David Grossman, uno scrittore tra i più famosi in Israele e nel mondo, e popolare e rispettato soprattutto in Italia, il suo ultimo lavoro il saggio “La pace è l’unica strada (2024)”. Nato a Gerusalemme nel 1954.
Avraham Burg: «”Ebrei, ribellatevi. Ora”: trascinate Israele all’Aja»
L’appello dell’ex speaker della Knesset: «Non in nostro nome. L’esercito si dice contrario al nuovo piano per Gaza, ma è lo stesso esercito che da due anni uccide innocenti. Non importa quello che dicono a porte chiuse o ai media, importa quello che fanno»
Un appello agli ebrei di tutto il mondo perché si uniscano e si rivolgano alla Corte internazionale di Giustizia contro Israele per l’uso dell’ebraismo come copertura di crimini di guerra. Lo ha promosso la scorsa settimana Avraham Burg, ex presidente della Knesset e tra i volti più noti del pacifismo israeliano e della lotta comune con i palestinesi.
“Sono un intellettuale, contribuisco con i miei pensieri. Sto vivendo un momento nella mia vita di totale collisione tra il comportamento del mio stato e i valori della mia cultura. Se sei una persona perbene e con integrità intellettuale, devi chiederti da che parte stai, se stare con i crimini del tuo paese o offrire un’alternativa”.
Medio Oriente. La lettera di un gruppo di ebrei italiani: «La guerra a Gaza va fermata»
Ascolta il dolore di un gruppo di intellettuali ebrei per la guerra a Gaza: “L’unico modo di combattere l’odio anti-ebraico crescente è provare a interrogarci nel profondo per aprire un dialogo di pace”
“ risposta del governo israeliano all’attacco di Hamas del 7 ottobre ci ha sconvolti. Purtroppo sembra che una parte della popolazione israeliana e molti ebrei della diaspora non riescano a cogliere la drammaticità del presente e le sue conseguenze per il futuro.
I massacri di civili perpetrati a Gaza dall’esercito israeliano sono sicuramente crimini di guerra: sono inaccettabili e ci fanno inorridire. Si può ragionare per ore sul significato della parola “genocidio”, ma non sembra che questo dibattito serva a interrompere il massacro in corso e la sofferenza di tutte le vittime, compresi gli ostaggi e le loro famiglie”.……………
Seguono le firme di 54 ebrei.
Centinaia di intellettuali ebrei americani: «La critica a Israele non è antisemitismo»
Nella lettera qui pubblicata (qualche periodo) un gruppo di intellettuali ebrei, denuncia la scorrettezza della risorgente affermazione secondo cui criticare Israele è antisemita. La lettera, che ha raccolto in pochi giorni centinaia di adesioni, è stata pubblicata sul sito n+1 dopo che diverse testate statunitensi, su consiglio dei loro legali, ne hanno rifiutato la pubblicazione. Nella lettera, oltre a confutare l’interessata confusione tra antisemitismo e presa di distanza dal Governo di Israele, si chiede l’immediato cessate il fuoco a Gaza.
“Siamo scrittori, artisti e attivisti ebrei che desiderano contestare la narrazione diffusa secondo cui qualsiasi critica a Israele è intrinsecamente antisemita. Israele e i suoi difensori hanno a lungo usato questo espediente retorico per mettere Israele al riparo dalle sue responsabilità, per dare copertura morale agli investimenti miliardari degli Stati Uniti a sostegno dell’esercito israeliano, per oscurare la realtà mortale dell’occupazione e per negare la sovranità palestinese. Ora questo insidioso bavaglio alla libertà di parola viene utilizzato per giustificare i bombardamenti dell’esercito israeliano su Gaza e per delegittimare le critiche della comunità internazionale.
Noi condanniamo tutti i recenti attacchi contro i civili israeliani e palestinesi e piangiamo la perdita di vite umane. E siamo addolorati e inorriditi nel vedere la lotta all’antisemitismo usata come pretesto per crimini di guerra dal dichiarato intento genocida……….
Crediamo, infatti, che i diritti degli ebrei e dei palestinesi vadano di pari passo. La sicurezza di ciascuno dei due popoli dipende dall’altro. Non siamo certamente i primi a dirlo, e ammiriamo coloro che hanno dato forma a questa linea di pensiero pur in presenza di tanta violenza”………..
Seguono centinaia di firme
Oz Amos: ebrei e palestinesi, noi scrittori contro la guerra.
“Ogni volta che la gente usa, per un gruppo etnico o religioso o altro, termini come ‟sudicio” o ‟crescita cancerosa” o ‟minaccia strisciante”, lo scrittore deve alzarsi e suonare il campanello d’allarme del villaggio…..
Il conflitto israelo–palestinese è una tragedia. È una tragedia nel senso classico del termine: è uno scontro tra due cause giuste. Gli arabi palestinesi sono in Palestina perché la Palestina è la loro madrepatria. Non hanno altra patria al mondo. Gli ebrei israeliani sono in Israele perché, nel corso di mille anni, non c’è stato altro Paese, altra nazione, in cui hanno potuto sentirsi a casa.
Tuttavia, mi assumerò il rischio e offrirò una previsione: quando verrà il giorno – ed è già meno lontano di quanto si possa pensare – quando ci sarà pace tra Israele, lo Stato degli ebrei e di tutti i suoi cittadini, e la Palestina – quando verrà il momento, saremo in grado di annoverare tra i costruttori di ponti per la pace un gruppo di scrittori israeliani e palestinesi che non hanno smesso neanche un momento, anche nel bel mezzo del fuoco e del sangue e della rabbia, di immedesimarsi con l’altro….
Secondo me, quel giorno non è poi così lontano. A tutti voi arrivano notte e giorno cattive notizie, così io vorrei portarvene una piccola, ma buona: la grande maggioranza degli ebrei israeliani e la grande maggioranza degli arabi palestinesi sono già pronte a firmare un compromesso concreto per una soluzione con due Stati. Pronte – non felici–”. ………
Carmelo Castronovo 18 agosto 2025





