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Favara. Un privato vuole dare nuova vita all’ex “Boccone del Povero”. La manifestazione di interesse inviata all’Amministrazione comunale è ancora in attesa di risposta

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COOPERATIVA SANTANNA

Si parla di progettazione, ristrutturazione e gestione della struttura Via Beneficenza Mendola, meglio conosciuta come “Boccone del Povero”, al centro dell’interesse manifestato da Davide Casà, Presidente dalla Società Cooperativa Terra Mia. La richiesta, protocollata e riportante la data del 20 febbraio, non ha ancora ricevuto nessuna risposta da parte dell’amministrazione pentastellata. A raccontarci di questa bella iniziativa è lo stesso presidente della cooperativa Terra Mia. “La nostra volontà è quella di ridare nuova linfa vitale al Boccone del Povero, tenendo in conto soprattutto le volontà testamentarie del Barone Antonio Mendola”. La realizzazione dei lavori avverrebbe utilizzando la Finanza di Progetto. “La procedura di riferimento- come si evince dalla richiesta protocollata- è la concessione con ricorso al mercato, ove l’amministrazione richiede ad un privato di progettare, costruire e gestire un’opera pubblica. A titolo corrispettivo, l’amministrazione non corrisponde somme di denaro al concessionario, poiché gli concede il diritto di sfruttare economicamente l’opera. Si parla allora di c.d. “opere calde”, intese come quelle opere potenzialmente capaci di creare flussi di cassa, ossia entrate corrisposte dagli utenti/clienti/cittadini che utilizzano l’opera dietro un pagamento. La durata della concessione richiesta è di anni 20, adatti a giustificare tale iniziativa e permettere l’ammortamento delle opere eseguite”. Sappiamo come questa amministrazione si sia caratterizzata, in questi due anni e mezzo di gestione, per essere “aperta” all’intervento del privato. Ciò è determinato anche dal fatto che il dichiarato dissesto finanziario non consente molti margini di movimento. Dunque, perché non prendere seriamente in considerazione tale manifestazione di interesse per Via Beneficenza Mendola? Di certo, è palese come, la commistione tra il pubblico e il privato, sia l’unica soluzione da perseguire se non si vuole lasciare all’incuria del tempo strutture delicate e bisognose di cautela come quella dell’ex Boccone del Povero.