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Aspettando il 5 Novembre, inutile disamina da leggere

IL 5 Novembre p.v. saremo chiamati a rinnovare l’ARS e dare un Presidente a questa Regione sprofondata nel dileggio generale. Ormai tutti, Presidente dell’ ARS compreso, ci mette in guardia dalla mafia, ovviamente,ma anche, se non prima, dall’antimafia di facciata perché quest’ultima si ripresenta alle elezioni d’autunno. Si svolgeranno all’inizio del mese triste, come triste e raccontare il fallimento di un Presidente della Regione che ha annunciato una rivoluzione e ha  finito con la restaurazione. Quella che cambia pelle per continuare a gestire privilegi per se’ e per gigli o cerchi che chiamano magici forse perché hanno fatto sparire la speranza del riscatto della Sicilia che dopo PierSanti Mattarella  non ha piu’ avuto una vera visione del suo futuro consumando le risorse nella quotidiana ricerca di un consenso effimero, quanto talvolta imbarazzante. Una compagine che incapace di approvare il bilancio regionale, in perenne esercizio provvisorio,  duellanti nel governo,  Presidente e Assessore al bilancio con scambi epistolari per via di una insanabile divergenza, che vorrebbe convincerci che quest’ ultima sarà la finanziaria che tirerà fuori dalle secche la nave dell’isola, mentre i cittadini aspettano solo che finisca l’agonia che non sanno arrestare. Non solo chi, ma cosa fare per l’occupazione e la povertà dilagante non è dato sapere, con quali risorse cantierare progetti che nessuno conosce, dal momento che non ci sono, è il tema su cui sarà celebrata la democrazia il 5 novembre prossimo.  Gli alchimisti delle elezioni ci presentano alleanze che evocano storiche combinazioni che già chiamano “laboratorio” di un fronte che dovrebbe vincere l’assedio del M5S alla fortezza della solitudine, per non ripetere alla regione quello già avvenuto nei comuni.

Ma la solitudine nella fortezza è la perdita del popolo da parte della sinistra come Luca Ricolfi illustra nel suo ultimo libro e qui in Sicilia la sinistra è soprattutto il PD che ha smarrito la sua missione e fallito con il Governo Crocetta. Cosi cacciati in un cul de sac ci tormentiamo tra la scelta di chi conosciamo troppo bene e gli altri,M5S, di cui sappiamo troppo poco. Quel poco che non autorizza a tradurli in classe dirigente di governo di una ricostruzione necessaria e non piu’ differibile. Lo stesso De Masi il sociologo del lavoro chiamato dal movimento alla kermesse di Ivrea ha confessato a La 7 di non conoscerli bene. Quindi nessuna offesa. Intanto tutto scorre tra gli echi ancora risonanti dell’esaltazione della Costituzione nata dalla Resistenza e il prossimo 25 Aprile che  prepara un 1° Maggio a Portella della Ginestra con Camusso.Furlan e Barbagallo, nel tentativo di rinverdire i fasti di una difficile e gloriosa storia di riscatto delle classi piu’ umili in una Sicilia dove il lavoro ha perduto la sua centralità.