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Come eravamo: un viaggio tra presente e passato: alcune ragioni per ricordare Moro

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A 45 anni dal 16 Marzo 1978 le immani tragedie delle morti nel Mediterraneo e sulla costa che guarda ai balcani danno la sveglia a una classe di Governo sulla posizione geopolitica dell’Italia di cui non mostravano una piena consapevolezza nell’ubriacatura dei sondaggi e con cui questo paese deve fare I conti. Le grandi potenze imperiali sono alle prese con un “ordine mondiale” superato nell’assicurare l’equilibrio tra potenze, senza tuttavia essere in grado di averne un’altro almeno per ora. L’Italia del Marzo 2023 ha un Governo di destra, una destra politica che pur guidata da un donna che la vuole trasformare in un partito conservatore che si riconosce nella Costituzione, al tempo stesso propone una riforma costituzionale in senso presidenziale, superando cosi la Costituzione antifascista che la destra italiana non ha mai metabolizzato affondando le sue radici nella fiamma tricolore simbolo della “repubblica sociale” di mussoliniana memoria che ancora riscalda fratelli d’Italia.

In politica estera tale destra è autenticamente atlantista e piu’ modestamente europeista escludendo lo sforzo di costruzione di un Europa federale.Nel futuro “ordine mondiale”,  tra la Cina e la sua costellazione e gli Stati uniti di cui siamo alleati, la destra pensa a un spazio per gli stati nazionali per lucrare posizioni di vantaggio con politiche di vassallaggio.

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Non  ha la cultura storica e non ha una classe dirigente all’altezza di “ vivere il tempo che ci è dato”  per citare Aldo Moro nel suo intervento al Consiglio nazionale DC del 28 febbraio 1978.

La citazione non è un esercizio retorico quanto l’occasione per una riflessione che porti a completare  il percorso tracciato di avanzamenti sui diritti civili e sociali anche per coloro che tali conquiste le avversarono. Un percorso travagliato, ma guidato da una visione lungimirante.

La costruzione del mercato unico europeo e poi l’unione europea sia pure incompleta ha radici  

nel manifesto di ventotene. Il ruolo dell’ITALIA nel mediterraneo,  dentro la fedelta’ atlantica senza dimenticare di essere un paese di frontiera;

Un paese interlocutore dei travagliati paesi che si affacciano nel mare nostrum ,  negli anni settanta, è stata la cifra di una straordinaria classe dirigente italiana.

Anni, i settanta, di emergenza economica e di stragi fasciste, anni in cui l’immaginario popolare sospettava il “golpe” con registi di film come “colpo di Stato” e vogliamo I colonnelli.

Con Pasolini che scriveva “della scomparsa delle lucciole”;

 della Guerra del Kippur: Israele, Egitto e Siria.

L’Italia trova con Moro in quegli anni non meno complicati di oggi il modo di tenere al riparo il paese dagli effetti di una Guerra combattuta senza quartiere:ovunque!

Partorisce “il lodo d’intelligence” chiamato dalla pubblicistica il “lodo Moro” un patto dove il Governo italiano fece l’accordo con l’OLP di YASSER ARAFAT dove AL-Fatah si impegnava a non fare dirottamenti o attentati di guerriglieri arabo-palestinesi entro I confine italiani e sedi diplomatiche nel mondo in cambio di salvacondotti giudiziari ai miliziani arabo-palestinesi.

Le armi che passavano per l’talia erano utilizzati dai palestinesi contro Israele sostenuta dagli USA nostri alleati contro il Patto di Varsavia guidato dall’URSS.

L’Italia aveva una politica estera e fior di ministri degli esteri.

La  classe dirigente sia nei partiti di governo, con in testa la DC, che nell’opposizione,  nel PCI cui non era consentito entrare nel Governo nazionale per una conventio ad excludentum ,che Alberto Ronchey defini’ fattore K (Komunist), si interrogava come rafforzare la gracile democrazia italiana.

Con i fatti cileni, il Golpe militare aiutato dall’intelligence Americana che non gradiva Governi di sinistra vicino casa, dopo la presa di Cuba da parte di Castro, ( not in my backyard) secondo la dottrina Morroe dal nome del Presidente che l’ha creata,maturo’ nel PCI un’altra strategia democratica.

Gerardo Chiaromonte nel Maggio 1973 sul “contemporaneo”supplemento della rivista Rinascita scriveva che occorre fare I conti con la DC : no al Governo della sinistra con il 51% dei consensi elettorali.

Mentre I governi di centro sinistra avevano esaurito la forza propulsiva che pure tanti risultati buoni aveva nel suo bilancio, Aldo Moro il padre della trategia dell’attenzione al PCI il secondo partito d’Italia viene minacciato da Harry Kissinger potente segretario di stato americato per fargli abbandonare l’idea di associare I comunisti nell’area di governo.

“Tutti contro Moro fino al giugno 1976 dove alle elezioni escono due vincitori la DC e il PCI e non sarà facile fare il Governo”.

I comunisti italiani con il suo segretario generale E. Berlinguer avevano già accettato la Nato pubblicamente dichiarata a G. Pansa e i partiti minori cosi chiamati per il loro peso elettorale, ne chiedevano l’inclusione nel Governo del Paese.

Moro sviluppo la politica di solidarietà nazionale per far fronte ai mali che affliggevano il Paese.

Il 16 marzo 1978 fu rapito dalle BR e cambio’ il corso della storia. I partiti già corrosi, ebbero una lunga agonia fino al crollo del muro di Berlino e il collasso dell’URSS. Tangentopoli li spazzo via!

Oggi quando il Censis rileva che in Italia c’è voglia di partiti strutturati, al Governo abbiamo gli eredi di Almirante, una politica di corto respiro e un precariato, che mortifica la civiltà del lavoro come strumento fondante dei diritti di cittadinanza, che non è in agenda.

Miguel Gotor storico, nel suo “Generazione settanta” riporta una riflessione del Gen.le Sportelli che si occupo’ di servizi segreti negli anni settanta i il quale  pone in capo al Mossad servizi intelligence iscraeliano “un movente per l’uccisione di Moro a causa dell’immunità in Italia per le stragi contro gli ebrei”.

Quel 16 marzo 1978 non finisce di interrogarci mentre con diverse modalità un quadro internazionale ci vuole ancora subalterni e allontana l’Europa di Ventotene.