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Conservare la memoria per essere Liberi

Così scrive Liliana Segre, la Senatrice a vita nominata dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Indimenticabile giornata del ricordo all’Istituto Compresivo “G. Guarino” di Favara, diretto dalla vulcanica Dirigente Scolastica Gabriella Bruccoleri e con la presenza attiva e partecipata del Liceo “Empedocle” di Agrigento.

Indimenticabile anche per l’impegno, la bravura profusa, le ricerche, per le loro letture e i loro canti, che ci hanno fatto emozionare, del corpo docente e dei loro alunni.

Proprio per la memoria dei nostri giovani studenti, oggi, l’ANPI di Favara, insieme all’Istituto studi e ricerca C. Marrone, hanno voluto ricordare gli 80 anni dall’emanazione delle leggi razziali in Italia da Benito Mussolini. Lo hanno ricordato per non dimenticare, insieme agli studenti e ai loro docenti, dell’Istituto Comprensivo “G. Guarino” insieme a quelli del Liceo “Empedocle” di Agrigento.

Il fascismo arrivò al potere nel 1922, quando Benito Mussolini diventò capo del governo e, in seguito, dittatore.

Ma le leggi razziali hanno il loro germe nel primo documento redatto il 14 luglio del 1938, e presentato in 10 punti, dove si parla per la prima volta di “razza ariana italiana”. Documento firmato, fra gli altri da 10 docenti universitari, e tra glia altri firmatari ricordiamo: Giorgio Almirante, Giorgio Bocca, Giuseppe Bottai, Giovanni Gentile, Giovanni Papini, Amintore Fanfani, Pietro Badoglio, Emilio Balbo e Galeazzo Ciano.

Dalla definizione di razze alla discriminazione ed espulsione di cittadini e bambini Ebrei dalla vita sociale e dal mondo lavorativo e scolastico il passo fu breve, nonostante fra di essi ci furono i fascisti e gli antifascisti, i più ricchi e i più poveri, gli istruiti e i meno istruiti. Vennero imposte limitazioni e divieti soprattutto per i cittadini di razza ebraica. Da quel momento gli Ebrei non potevano lavorare nelle amministrazioni pubbliche, insegnare e studiare, gestire attività economiche e commerciali, sposarsi con italiani “ariani” e così via perchè l’elenco delle restrizioni è lungo.

Dall’approvazione dei circa 180 leggi razziali ricorrono nel 2018 gli OTTANTA ANNI. Il primo è del 5 ed il secondo del 7 settembre 1938 e ordina l’esclusione degli Ebrei dalle scuole, esclusione per tutti senza distinzione né di età né di ordine e grado, tutti esclusi alunni e docenti dalle elementari all’università.

Con il Regio decreto-legge n° 1728 del 13 novembre 1938 Mussolini stabilì il divieto dei matrimoni misti tra Ebrei e cittadini italiani.

Ma desidero presentarvi uno dei tanti lavori proposti e presentati oggi. Una lettera, letta con quasi le lacrime agli occhi, dalla bravissima Giada Puccio.

Quella che segue è una lettera, che noi dì 3aB abbiamo immaginato,sia stata scritta ai compagni da una bambina ebrea espulsa dalla scuola, perchè vittima delie leggi razziali del1938 e rifugiata in attesa e, nella speranza, di scappare per non cadere in mano ai tedeschi.

Ottobre 1943

Mario, Francesca, Edoardo e compagni tutti, sono Anna. Noi non ci vediamo da diversi giorni e, nonostante io abbia molta voglia di tornare a scuola da voi, non credo che questo possa accadere. Sono ebrea e non posso più frequentare la scuola pubblica. L’altra notte la mamma ha svegliato me e Samuele, mio fratello, e ci ha detto di indossare cappotto, sciarpa e cappello perchè bisognava partire. Partire di corsa, lasciando tutto quello che avevamo in casa. Partire di notte e in gran silenzio. Partire… ma poi perchè? E per dove? Samuele piangeva e la mamma, tratteneva a stento le lacrime, ha detto che finalmente avremmo raggiunto l’America di cui tanto avevamo parlato, ma l’America è lontana e bisogna partire col buio, faremolta strada e qualche sosta per non farci scopriredai soldati che girano fuori dal nostro ghetto. Di strada da quella notte ne abbiamo fatta davvero poca, amici e, di soste una sola, nello scantinato della casa di persone che mamma dice buone. Gli altri che sono con noi, continuano a dire che ci aiuteranno, che stanno preparando documenti per partire. Le giornate qui sono lunghissime e scandite da storie meravigliose sul posto che raggiungeremo. Storie che gli adulti raccontano a noi bambini per tranquillizzarci e farci addormentare, ma sono storie, amici miei, storie a cui può credere il piccolo Samuele e storie a cui io voglio sforzarmi di credere, lo li ho sentiti gli adulti la notte, parlare e piangere. Raccontarsi di posti che chiamano campi di concentramento in cui, a quelli come noi, Ebrei come noi intendo, succedono cose orribili. Ma amici miei, io non voglio pensarci, lo voglio credere alle storie che sento di giorno. Ai posti che vedrò in America. Ai prati sui quali tornerò a correre e alla scuola che tornerò a frequentare. Da lì vi scriverò tante altre volte amici miei, e vi racconterò tutto.Non dimenticatevi di me come io non farò con voi.

Anna.