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Favara. Dal convegno su legalità e giustizia arrivi un monito per una vigilanza sui temi sociali

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La città si anima in vista dell’appuntamento dell’annuale festa della legalità vissuto, ormai, come un appuntamento istituzionale che in sé è cosa buona e giusta.

 Dibattiti e seminari che richiamano alla memoria la copertina di una pubblicazione di Stefano Rodotà che recitava: Contro malaffare e illegalità servono regole severe e istituzioni decise ad applicarle. Ma soprattutto una diffusa e costante intransigenza morale,un’azione convinta di cittadini che non abbiano il timore di essere definiti moralisti, che ricordino in ogni momento che la vita pubblica esige rigore e correttezza. Dunque legalità e la giustizia che non sono sinonimi e non sempre sono  complementari. Il paese ha conosciuto una legalità di cui il 25 Aprile abbiamo celebrato la fine per cui la legalità di cui abbiamo bisogno è quella dei valori scolpiti nei principi costituzionali ancora ampiamente disattesi e abbondantemente minacciati dalla finanza,dalla corruzione e dalla mediocrità delle classi dirigenti. Lo studio della Fondazione Gorrieri definisce la povertà economica sia relativa che assoluta: altro non è che l’aspetto piu’ grave e intollerabile di un fenomeno piu’ grave: la diseguaglianza. C’è una nozione del rigore e della correttezza nella vita pubblica che puo’ contrastare la povertà,contenere la diseguaglianza e inserire progressi di equità sociale. Che non esime nessuno come la vicenda di Avodic a Favara sta a dimostrare. Già 40 anni fa il periodico dei francescani, che potevamo leggere nella redazione di Radio Favara 101 per concessione di Padre Pacifico Nicosia, ci ammoniva che dietro una pratica inevasa nella P.A. c’è un diritto negato, una illegalità che offende la dignità della persona, che distorce la giustizia sociale a concessione dei fortunati verso chi ha bisogno. Nell’agnosticismo dei consiglieri comunali verso l’assenza del bilancio comunale di una città dissesto finanziario che aveva termini perentori, piomba con la sua carica dirompente il convegno dell’ associazionismo francescano su legalità e la giustizia sociale che spero scuota dal torpore la vigilanza della pubblica opinione su temi di civiltà e giustizia colmando un vuoto che la politica non ha voluto riempire. E dire che il miglior modo di onorare l’insegnamento di Moro da quel 9 Maggio 1978 sarebbe ripeterci: Questo paese non si salverà e la stagione dei diritti e della libertà si rivelerà effimera se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere

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