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Favara. Il Coordinamento Titano: ” In memoria di Gaetano Milioto”

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Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota stampa inviata dal Coordinamento Titano in memoria del suo presidente Gaetano Milioto, scomparso poco tempo fa. Un excursus sulla forza e la grande volontà di un uomo che ha lavorato instancabilmente per il Bene Comune. Un esempio da seguire ed inseguire quello di Gaetano, caparbio e forte.

“Sulla morte del coordinatore del movimento Titano molto si è detto. Sono giunti sentiti necrologi, condoglianze accorate e sincere dai molti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, di incrociare il suo cammino o di fare un pezzo
di strada insieme a lui. Diverse testate giornalistiche che hanno dato spazio allo stesso Gaetano ed al Titano hanno scritto del dramma umano della sua scomparsa ed hanno tracciato il profilo di un uomo spesosi lungamente e
profondamente per la sua comunità, da prima favarase, poi estesasi compiutamente a tutta la provincia. “Gli dobbiamo molto” é una delle frasi emblematiche di quei necrologi. Ma cosa dobbiamo tutti davvero a Gaetano
Milioto? Perché tutti i cittadini della provincia capiscano cosa devono a Gaetano, qual è il suo lascito, è necessario
riavvolgere il nastro della storia agli ultimi mesi precedenti l’approvazione, in seno all’ATI, dell’Azienda
Speciale Consortile quale futuro gestore pubblico del servizio idrico della provincia. Sono stati mesi di incessante attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica da un lato e di pressione sui sindaci e sui consigli comunali di tutta la provincia dall’altro, per agevolare nel modo più trasparente è chiaro possibile il confronto tra cittadini e istituzioni comunali su quale fosse la futura forma di gestione da dare al SII. Inizialmente Gaetano, il Titano e gli amici che hanno vissuto insieme sul campo questa vicenda, hanno trovato innanzi un quadro politico frammentato nel quale il dato più evidente era la sostanziale riluttanza di sindaci e consiglieri comunali ad esprimersi sulla questione acqua e di un blocco modesto di sindaci orientati surrettiziamente verso la costituzione non già dell’ACS, ma di una nuova società per azioni (ancorché a capitale pubblico). Questi ultimi sarebbero facilmente stati in grado di influenzare gli altri colleghi che ancora non avevano le idee chiare. Erano pochissimi invece coloro che si erano già schierati
politicamente per l’Azienda Consortile. Date le premesse l’impresa si presentò da subito ardua. Da un lato pochi attivisti sul campo, dall’altro un blocco istituzionale capace di influenze ben più potenti rispetto alle capacità dei pochi volontari per l’acqua pubblica che avessero voluto far sentire la propria voce. L’unica strada percorribile per cercare di cambiare un risultato dato da subito per perso, era quella di ricorrere alle energie latenti delle nostre comunità (energie presenti e forti se ben stimolate), di informare i cittadini su quello che nelle stanze del potere si stava preparando e mettere le carte in tavola in un dibattito pubblico in seno ai vari consigli comunali. Insomma spingere i sindaci ed i consiglieri comunali di tutti i comuni della provincia (nessuno dei quali si dichiarava a favore dell’acqua privata e della prosecuzione della gestione di Girgenti Acque con altro nome) a dichiarare pubblicamente di fronte ai propri cittadini ed elettori quale forma giuridica volessero dare a quella tanto sbandierata gestione
pubblica dell’acqua. Durante quel costante e disperato lavorio si procedette nella assidua ricerca di contatti all’interno dei vari comuni per premere da dentro affinché convocassero i consigli comunali aperti e nella martellante strategia di comunicazione con ogni mezzo disponibile per informare l’opinione pubblica su quale fosse la forma di gestione più adatta a fare gli interessi della collettività; l’Azienda Consortile Speciale. Gaetano e pochi altri quindi iniziarono a battere senza sosta le strade della provincia​ per parlare con ogni Sindaco e Consigliere disponibile ad incontrarli, ad ascoltarli, a concedere dibattiti pubblici sul tema acqua, a spalleggiare la causa dell’Azienda Consortile. Man mano che gli incontri si susseguivano, che i riscontri da parte dei cittadini aumentavano, che le parti sociali interessate alla battaglia aumentavano, che i consigli comunali si svolgevano, cresceva la presa di coscienza politica che l’ACS pubblica era l’unica scelta sensata e il clima cominciò a cambiare. La speranza di poter ribaltare un pronostico troppo presto dato per scontato iniziò ad insinuarsi nella mente di Gaetano e di tutti gli attivisti. Battendo colpo su colpo in ogni consiglio comunale aperto con argomentazioni tecnico- giuridiche e politico-sociali si riuscì ad ottenere il responso politico di circa 15 dei 43 comuni della provincia in favore dell’ACS. Certo, erano meno della metà del totale dei comuni, con un’estate torrida ormai alle spalle passata a far lievitare consapevolezze, a veicolare informazioni e conoscenze, a disturbare i “manovratori”. Ma ancora non bastava. “Non si può stare fermi” erano le parole molto spesso pronunciate da Gaetano quando si concedeva brevemente di riprendere fiato nella battaglia per l’acqua pubblica. Il giorno della decisione dell’ATI si avvicinava in fretta, così si decise di tentare il tutto per tutto organizzando una manifestazione popolare giorno 26 settembre in piazza Pirandello ad Agrigento, il 27 settembre ci sarebbe stato il voto definitivo. Il comune di Agrigento fino a quel momento non aveva concesso assemblee aperte e le dichiarazioni di Sindaco ed assessore al ramo non erano risultate nette in favore di una delle due forme di gestione, il che non faceva ben sperare. In quel sit-in davanti al Municipio l’assessore Hamel prima ed il Sindaco Firetto poi si dichiararono (un po’ a denti stretti) anch’essi a favore dell’ACS. Quello che accadde il giorno dopo é storia nota. L’assemblea dei Sindaci votò all’unanimità per l’ACS, si gioì e si festeggiò per l’obbiettivo raggiunto, increduli. Gaetano disse “ora posso riposare”. E riposa da allora. Questo racconto breve e lacunoso, senza alcuna pretesa di ricostruzione storiografica, è solo una testimonianza di ciò che è stato Gaetano negli ultimi mesi della battaglia per acqua pubblica, da parte di chi lo ha affiancato ed ora è chiamato a raccogliere il suo testimone, perché se c’è una cosa tra le tante che Gaetano ci ha insegnato è che bisogna restare sempre fedeli al proprio scopo, non mollare mai fino all’ultimo respiro che si ha in corpo”.