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Il consigliere Caramazza faccia un altro passo lasci perdere la polemica

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La programmazione politico amministrativa che oggi è del tutto assente è centrale nella replica del consigliere comunale Caramazza alle critiche che gli sono piovute addosso dopo l’intervento sui meriti dell’amministrazione comunale acquisiti in questi anni e secondo Caramazza incompresi.

Sia detto senza malizia e prendendo per buona la disponibilità ad ascoltare le ragioni degli altri di cui parla Caramazza nella replica, proviamo a fare un ragionamento pacato: dovremmo convenire che la programmazione politico amministrativa presuppone una visione della città; una agenda delle priorità;

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un crono programma che individui i tempi di conseguimento delle priorità secondo una scala di urgenze e interventi strutturali che concorrano a realizzare il puzzle che nella visione della amministrazione deve approdare al rilancio della città.

Converrà il consigliere comunale, che se tale dibattito non è destinato ai soli addetti i lavori, ma i destinatari sono i soggetti della società favarese siano essi collettivi che singoli individui allora bisognerà cominciare con il rendere pubblica la variazione del programma originario su cui il M5S ha ottenuto il successo e la guida della città;

Costruire sulla base di una nuova piattaforma programmatica di cui, ci perdonerà la lacuna, non c’è traccia evidente il coinvolgimento della città o delle organizzazioni disponibili.

Qui sorge la domanda: con chi costruire la condivisione di una visione della città da conseguire a medio e a lungo termine che non sia in qualche modo riconducibile al vecchio mondo politico che andava smantellato?

Se questo sentimento è cambiato ed è stata archiviata una infelice strategia che ha portato all’isolamento il movimento e la Giunta, allora non puo bastare una manifestazione di buoni propositi. Né una giunta raccogliticcia che non trova il conforto di avere incluso la rappresentanza di interessi legittimi e rappresentabili, vivi nella comunità economica e sociale, che non avevano trovato fino a quel momento risposta a una domanda inevasa.

Prima che il sistema di elezione del Sindaco diventasse diretto le coalizioni tra forze politiche avevano la rappresentanza di ceti, istanze e bisogni che i partiti interpretavano forti del radicamento che avevano nella società.

Oggi com’è evidente c’è una evanescenza delle forze politiche, il sistema consente una stabilità delle amministrazioni che prima non c’era o avveniva in pochi casi di forte omogeneità e personalità forti alla guida. Ma la rappresentanza dei bisogni trova un associazionismo debole che  non raggiunge l’ascolto degli amministratori i quali non sono stimolati a immaginare la ricerca di risorse per interventi strutturali condivisi assicurando continuità nella visione del futuro della città.

Spetta al Sindaco stimolare la promozione della rappresentanza degli interessi in gioco con un coinvolgimento costante dell’associazionismo e quest’ultimo migliorerà la sua performance politica per rendere efficace la rappresentanza. Puo farlo stimolata dal movimento e da consiglieri che narrano di buoni risultati amministrativi e di cui ancora non ci danno contezza.