Politica Primo piano Sicilia

La Russa gioca a fare il capo popolo con i Referendum invece di rappresentare le istituzioni

Certo che il tempismo di Ignazio La Russa è olimpionico!
Quando la Chiesa di Roma elegge il nuovo Papa che prende il nome di Leone decimoquarto, che da solo evoca la dottrina sociale della Chiesa promossa da Leone XIII con “de conditione opificum” “l’enciclica conosciuta come Rerum novarum” dalle sue prime parole, Lui il Presidente del Senato della Repubblica, l’istituzione che sostituirebbe Mattarella in caso d’impedimento che fa’ annuncia che inviterà a non votare I referendum sul tema del lavoro i prossimi 8 e 9 giugno.
Sono incerto se sia piu’ grave che lo faccia lui stesso oppure che abbia pensato di dichiararlo e l’abbia fatto. Lui l’avvocato, dira che la stessa legge prevedendo il quorum implicitamente consente di astenersi e si perchè ha studiato, mica cotica.
Dall’alto delle sue funzioni istituzionali piuttosto che rappresentare una istanza dei cittadini lavoratori di correggere la distorsione legislativa che consente di degradare una flessibilità condivisa con le OOSS in Precarietà imposta ai lavoratori, dedicandosi alla funzione di stimolo al ripristino della dignità che spetta al lavoro secondo la Costituzione su cui ha giurato, si mette a fare l’influencer il macio siculo-milanese.

E’ incurante della civiltà da cui è nato il diritto del lavoro e che il lavoro non è una merce; Che è stata superata la disciplina prima del codice civile e del diritto privato perché inadeguati a disciplinare una materia delicata dove insiste la dignità della persona. Avrei capito se avesse invocato una nuova normativa a modifica di quelle sottoposte a referendum con il rammarico di non aver Il Parlamento e/o il Governo pensato di farlo per tempo. Ma il nostro Ignazio non fa’ il Presidente di un ramo del parlamento della Repubblica, Lui si pensa ancora capo corrente di taluni e non solo del Ministro del turismo, che teme di essere oscurato dalla capa. Ma hanno poco da indignarsi gli altri se non danno vita a una campagna capillare per rimettere il lavoro in agenda della politica se continuano a parlarsi tra loro sui social e non spiegano ai giovani e a tutti I cittadini qual’è la posta in gioco. Una normativa che rimetta al centro il lavoro pagato bene su cui un giovane possa fare un progetto di vita e realizzare la sua personalità nella società e ai genitori  di mantenere con dignità la famiglia liberandoli dal lavoro povero e sfruttato. Liberiamo il referendum dai pregiudizi non sono I referendum della CGIL sono I referendum della civiltà del lavoro mortificato nella culla della civiltà del diritto.