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Miriam Di Naro: “Una poesia dal titolo “il percorso del cuore” dedicata alla dottoressa Lorena

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera da parte di una nostra concittadina Miriam Di Naro che dedica una Poesia intitolata “Il percorso del cuore” alla dottoressa Lorena Quaranta. Sotto il testo integrale:

“Se fosse qui le direi , non è amore
se lo guardi con terrore.
Non è sentimento
se ti osserva con accanimento.

COOPERATIVA SANTANNA

Se ti picchia non ti ama,
perché chi ti ama
non ti colpisce con una lama.

Quando il primo pugno ti dà
ben presto riaccadrà.
Non farti intenerire
vuol solo farti morire!

Se fosse qui le direi questo,
ma non posso farlo adesso,
perché quella bestia, con quelle luride mani
le ha strappato la vita senza freni.

Poteva prendere il volo
ed esser libera come un usignolo,
poteva correre in una prateria
se quel viscido non l’avesse portata via.

L’avremmo chiamata dottoressa
se per man di un mostro non fosse scomparsa,
avrebbe avuto una carriera brillante,
se non l’avesse uccisa in maniera abberrante.

Anche se a pensarci rimango di gelo
son sicura che farà brillare il cielo,
sarà sempre nei cuori di tutti
essendo la più bella fra i frutti.”

Adesso voglio commentare il tema della violenza sulle donne.
Esistono varie forme di violenza , dagli insulti agli stupri e al portare la vittima alla morte.
La violenza verbale non deve essere sottovalutata, per due motivi, sia perché crea delle forti lesioni psicologiche alla vittima fino a portarla anche al suicidio, sia perché i carnefici cominciano con un insulto, per poi arrivare ad uccidere la persona che dicono di amare.
Non è femminicidio solo ciò che a che fare con la violenza fisica, ma anche privare la donna della propria identità di essere umano, vessarla, vilipendiarla , distruggere la sua autostima.
In occasione di questa giornata mi ritrovo a pensare che le vittime di femminicidio hanno diversi carnefici.
Carnefice non è soltanto quel viscido che compie quell’atto, ma lo è pure la società che colpevolizza la vittima piuttosto che il vessatore, lo è quell’ avvocato che difende il tiranno dicendo di essere stato provocato, lo è quel giudice che non dà la giusta condanna, lo sono gli omertosi che sanno e non parlano.
Portiamo anche l’esempio della maestra vittima di Revenge Porn che è stata colpevolizzata fino al punto di perdere il posto di lavoro e non il partner che ha condiviso contenuti intimi e personali della donna.
Il mio appello va agli insegnanti, la scuola essendo un’istituzione finalizzata all’educazione e all’istruzione è dovere degli insegnanti formare dei ragazzi consapevoli e sensibilizzarli su tale argomento.
Vorrei inoltre dire a tutte le donne che non è una fortuna avere dei partner amorevoli, fedeli, rispettosi, collaborativi, ma è un sacrosanto diritto, poiché ogni donna deve essere portata sul palmo della mano del proprio uomo.

Concludo stringendo in un abbraccio virtuale la famiglia Quaranta e offrendo la mia disponibilità, come donna e come futura educatrice a tutte quelle donne che hanno bisogno di forza per uscire dalle sbarre della relazione di chi dice di amarle.