CRONACA

Nota del Presidente Circolo Culturale LiberArci: “La Sicilia nella Resistenza”

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Anzitutto chiedo che cessi il luogo comune che in Sicilia non vi fu Resistenza. Non solo per la grande e qualificata partecipazione dei siciliani, e dei meridionali in generale, alla Resistenza al nord ma soprattutto per quella miriade di microsconosciuti episodi di lotta armata verificatesi in diversi paesi siciliani ben prima dell’avvio della Resistenza in seguito allo sbarco alleato, alla caduta del fascismo e in concomitanza con la ritirata nazifascista. Perso alle rivolte in provincia di Catania e Messina, da Pedara a Mascaluscia, da Adrano a Biancavilla, da Nicolosi a Castiglione, solo per citare alcuni esempi. Episodi minimi, si disse, collegabili ad una fisiologica difesa del territorio e non tanto all’ideale dello Stato. A settant’anni dai fatti, in occasione del congresso nazionale dell’ANPI del 2015 a Napoli, il presidente Carlo Smuraglia ha dichiarato che “è necessario ribaltare la vulgata che vuole la Resistenza come Resistenza del nord, e vogliamo dimostrare che invece si è trattato di un fenomeno che ha avuto carattere nazionale, con centinaia di azioni di civili e militari, di grandi e piccole ribellioni, tantissime in Campania, in Sicilia, in Puglia, in Sardegna”. È chiaro che, nulla fu preordinato: i soldati si ritrovarono uomini lontani da casa e, coi pochi mezzi a disposizione, tentarono di raggiungerla, altri furono catturati e internati nei campi di concentramento, altri ancora valutarono il rischio del rientro troppo elevato e, in attesa di tempi migliori, si rifugiarono in montagna, in campagna o in collina. A questo punto, il popolo e i soldati sbandati, sentendosi braccati dai nazifascisti, percepirono che bisognava fare la scelta sbagliata, di essere fuorilegge per restaurare la legge. Per questo motivo, i civili aiutarono i soldati sfollati (tra cui molti siciliani), gli ebrei in fuga o i prigionieri di guerra. Fu così che, si organizzarono per dare vita al movimento di Liberazione nazionale. Si stima, anche se molto sommariamente, che furono ben 5000 i partigiani siciliani che parteciparono alla Resistenza e molti di loro ebbero ruoli di primo piano. Innanzitutto ricordiamo il raffadalese Salvatore Di Benedetto che fu uno degli organizzatori principali della Resistenza milanese. Di Benedetto tessette dei rapporti di collaborazione anche con il partigiano favarese Calogero Marrone (Marrone fece parte della brigata “5 giornate del San Martino”) che, da impiegato all’ufficio anagrafe di Varese, falsificò centinaia di carte di identità di ebrei salvandogli così la vita. Di Benedetto, da presidente dell’ANPI, lottò per la valorizzazione delle figure dei partigiani agrigentini come Graceffo Calogero e Capitano Alfredo. Questo impegno portò all’assegnazione di due vie cittadine per i due partigiani. Anche alcune orgogliose famiglie dei partigiani agrigentini lottarono per far conoscere l’attività dei propri cari. Emblematici sono i casi di Giuseppe Volpe di Agrigento che richiese ed ottenne il certificato di patriota per il papà Calogero e di Giuseppe Moscato di Favara che ottenne la stessa qualifica per l’attività partigiana del papà Gaetano. Anche gli Enti locali fanno la loro parte per la rivalutazione di questo patrimonio storico. Infatti, il piccolo comune di Cianciana ricorda annualmente la figura del partigiano medaglia d’oro alla Resistenza Antonio Amato e il comune di Favara ha eretto una stele in cui sono incisi i nomi di partigiani e antifascisti favaresi. Fra i partigiani siciliani merita un discorso a parte Pompeo Colajanni. Il partigiano nisseno fu comandante delle Brigate Garibaldi della Valle Po, e prese parte, con un ruolo importante, alla liberazione di Torino. Un altro partigiano molto importante fu Salvatore Auria di Sommatino, medaglia d’argento al valor militare caduto a Forlì nell’aprile del ’44. Auria, prima della Resistenza, aveva maturato un chiaro percorso antifascista dato che fu un perseguitato politico, confinato e impegnato nella lotta clandestina per la libertà. Fra i partigiani siciliani vi furono anche dei commissari politici (ufficiale incaricato da un partito politico di supervisionare un’unità militare) come Luigi Cortese operante nella 47ª Brigata Garibaldi” a Parma e in provincia. Anche alcune donne siciliane parteciparono attivamente nella Resistenza. Fra tutti, ricordiamo Maria Montuoro che partì da Palermo per partecipare alla Resistenza in Lombardia, le catanesi Graziella Giuffrida (che fu ripetutamente violentata da nazisti) e Beatrice Benincasa, e la favarese Antonia Fava. Fra gli agrigentini spicca il nome di Gerlando Mandracchia trucidato insieme ad altri due partigiani, fra cui un bambino di 14 anni, ad Albenga in Liguria. Vent’anni dopo i fatti, l’allora vice Presidente della Camera dei deputati, Sandro Pertini, gli consegnò una medaglia d’oro. Per decenni ci siamo sentiti indegni di festeggiare il 25 Aprile e ci siamo pure ingoiati le accuse infondate da qualche leghista che non perde occasione per dare aria alla bocca al fine di denigrare il sud. Oggi, alla luce dei fatti possiamo sentirci orgogliosi del contributo siciliano per la Liberazione d’Italia.

Presidente Circolo Culturale LiberArci Pasquale Cucchiara

COOPERATIVA SANTANNA