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PADRI E FIGLI… dal PD di Saturno al PD di Zeus

 

Pensando al PD e a tutte le vicissitudini che l’hanno accompagnato dall’ascesa di Renzi alla segreteria… alla fuoriuscita di Grasso – che farebbe bene a lasciare la presidenza del Senato – mi viene da rileggermi ‘La metamorfosi’ di Kafka. La storia, ricordo a me stesso, comincia col protagonista (Gregor) che, risvegliatosi una mattina, si ritrova trasformato “in un gigantesco insetto”: la causa che ha portato ad una tale mutazione non viene mai rivelata… eppure rovistando sotto il tappeto potremmo trovare qualche risposta che ci rimanda alle dinamiche che stanno attraversando il Partito Democratico. I ‘rottamati/padri’ si sono creduti eterni e non hanno fatto i conti con una nuova generazione di uomini e donne che non si sono più riconosciuti nella lettura di una storia statica in cui la rigidità di pensiero di ‘destra’ e di ‘sinistra’ ha tenuto fuori letture diverse in cui si è voluto dire basta alle discussioni infinite, ai compromessi sotto banco, agli odi di partito… ad un certo linguaggio antagonista in cui ‘i pochi ma buoni’ stavano a sinistra e i cattivi a destra… in cui per entrare nella nomenclatura del PCI – PDS – DS – PD pre/Renzi – a tutti i livelli – bisognava superare i ‘sette gradi’ o sudare le famose ‘sette camicie’ e chi vi entrava, sappiamo per esperienza, vi entrava per sempre, vi si eternava da padre in figlio proprio perché quella era una società statica/solida, che si prestava ad una lettura ‘bipolare’ contro l’odierna società dinamica e  – ahinoi – ‘liquida’ come direbbe Baumann.

Renzi è come il figlio che, volendo camminare con le proprie gambe e la propria testa, tende a differenziarsi/distinguersi e rompere col padre per dare una possibilità di governo a chi il governo l’ha sempre e solo subito… e chissà che ogni tanto non pensa alla frase di Robin Williams quando raccontava che ‘da piccolo mio padre mi lanciava in aria… ma non era mai lì quando tornavo giù’. Certo chi rompe, rompe anche modi di pensare e modalità di stare nel Partito non più sostenibili.

I Bersani, gli Speranza e i Grasso ed una certa sinistra abituata ai meccanismi della lotta, dell’opposizione, della protesta e poco propensi a nuove modalità di affrontare i rapporti con le altre componenti presenti nell’arco costituzionale risultano sempre più incompatibili col bisogno di ridisegnare equilibri che ricerchino in accordi trasversali leggi come quella elettorale che stabiliscano regole condivise e comunque frutto di una maggioranza possibile e non ideale. Le decisioni sono fondamentali per governare uno Stato. Non si può rinviare sempre e comunque a leggi ideali che in atto non sono all’orizzonte di nessuna forza politica.  Pensiamo davvero che le resistenze di ‘parte’ siano garanzia di democrazia e non di demagogia o peggio di populismo? È chiaro che la domanda è retorica. Il cambio di guardia nel PD odierno ha causato una ‘frattura’ che sento essere salutare se si vuole andare avanti rispetto ad un’idea di mondo tutta da teorizzare a partire da una nuova  analisi delle complessità proprie degli imperi finanziari che abitano il mondo e che di fatto determinano la vita delle masse al di là del ceto o strato d’appartenenza che le analisi di ‘classe’ non riescono più a cogliere, interpretare e tradurre in prospettiva.

L’analisi marxista e di classe, pertanto, non spiega più le dinamiche ed i flussi che determinano il consenso verso un partito o una coalizione… e se così non fosse il Movimento di Grillo & Casaleggio company sarebbe di sinistra se non di estrema sinistra o di destra estrema come il padre di Di Maio, Di Battista o anche della destra/lega. Il bacino di consenso di questo movimento è interclassista come quello della vecchia DC che a suo modo aveva un’anima cristiana o vocata al dialogo che loro non hanno perché autarchici ed autoreferenziali, tanto che vorrebbero governare da soli… e ci vorrebbe Freud per spiegarne i conflitti di appartenenza che solo dall’opposizione sono sopportabili. Gli esempi delle amministrazioni che governano ne sono testimonianza… e con l’eventuale ascesa al Governo nazionale queste contraddizioni potranno esplodere col rischio che coi ‘cocci’ che rimarranno al loro passaggio non sarà semplice ricostruire ciò che sarà stato distrutto.

Il neo MPD – costola del PD – non ha digerito l’ascesa di Renzi perché non l’ha mai riconosciuto come un proprio figlio legittimo, nonostante la valanga di voti incassata alle primarie ed il 40% di voti e passa alle europee. Eppure ogni nascita è frutto di un travaglio che va contestualizzato. Renzi con il suo modo di comunicare, mantenere la scena, la sua esuberanza anche giovanile, il suo progetto, partito con la ‘rottamazione’ di persone e modelli al tramonto, ha colpito al ‘cuore’ un PD che ancora fruiva di un ‘cordone ombelicale’ legato alla scuola di un PCI che aveva determinato la storia della classe operaia, del ceto medio progressista che col tempo ha mutato il suo stesso modo di percepirsi e farsi rappresentare. Questo ‘cordone’, questa ‘fides et ratio’, questa ‘cordicella’ si è spezzata ed il PD ha avuto bisogno di camminare con le proprie gambe… la vecchia guardia dei ‘padri’ anziché favorirne il cammino ha voluto introdurre cosi tanti ostacoli che alla fine li ha portati a mettersi in ‘trincea’ dove è diventato più semplice colpire il ‘figlio’. Come Saturno divora i suoi figli, il PD dei Bersani/D’Alema/Speranza ed oggi Grasso fanno lo stesso… ma potrà esserci una Rea che salverà il suo Zeus per voltare pagina e scrivere una nuova storia per un’Italia che dai social network alle ‘trincee’ dell’MPD spara a zero sui propri figli che hanno il torto di guardare oltre il chiacchiericcio e le passate conquiste di potere sapendo che il futuro è tutto da progettare a partire da un’idea di mondo che dovrà fare i conti con i nuovi imperi finanziari che stanno fagocitando tutto ciò che è commestibile a discapito delle giovani generazioni e dei popoli che popolano la terra.

Angelo Vita

(Psicopedagogista – docente di Filosofia e Storia)