
In politica, assumersi le proprie responsabilità è fondamentale, soprattutto quando si affrontano problemi concreti che colpiscono direttamente i Comuni e i cittadini. Con stupore apprendo che 24 Sindaci – componenti dell’AICA e dell’ATI Idrico – hanno deciso di affrontare l’annoso problema della gestione dell’acqua con una scelta che definire discutibile è poco: l’aumento delle tariffe. Dopo mesi di confronti, riunioni e riflessioni, la “soluzione” individuata è stata quella di alzare il costo di un bene primario come l’acqua. Parliamo di un servizio che, negli ultimi mesi, è stato fornito in modo gravemente insufficiente: turni di distribuzione sempre più dilatati, continui rinvii, autobotti chiamate ogni giorno per fronteggiare emergenze che si trascinano da tempo. I cittadini vivono disagi enormi, spesso nella disperazione, mentre gli interventi strutturali tardano ad arrivare. E la risposta a tutto questo è l’aumento delle bollette? Si chiede ai cittadini di pagare di più per un servizio che vedono solo “col binocolo”. È inaccettabile. Questa scelta non solo non risolve i problemi, ma rischia di aggravare ulteriormente una situazione già critica. Servono piani seri, investimenti concreti, azioni vere. Non è più tempo di riunioni inconcludenti: servono soluzioni, non penalizzazioni. Vorrei anche ricordare ai 24 “moschettieri” che la Consulta delle Associazioni di AICA aveva già segnalato al nuovo Prefetto il rischio che un ulteriore aumento finisse direttamente sulle tasche dei cittadini. Inoltre, sarebbe opportuno che gli stessi Sindaci riflettessero sulla situazione del Consorzio del Voltano: la mancata cessione delle utenze ad AICA è costata circa 3 milioni di euro in quattro anni. A ciò si aggiunge la mancata conversione delle utenze forfettarie in utenze a consumo, che ha causato una perdita di circa 16 milioni di euro per AICA. Questi sono solo due esempi, ma dimostrano chiaramente che le inefficienze interne costano moltissimo, ben più di quanto si voglia ammettere.
È doveroso ricordare che queste perdite, questi errori, sono responsabilità diretta dei Sindaci. Non va nemmeno trascurato un altro aspetto paradossale: tra i 24 Sindaci, vi è anche chi decide sulle tariffe delle utenze AICA pur non essendo parte dell’ente. Quando l’ATI verificherà i requisiti di quei Comuni che, pur stando fuori da AICA, determinano le tariffe per i Comuni che ne fanno parte? Se i Sindaci non sono in grado di gestire correttamente un bene pubblico così fondamentale come l’acqua, abbiano il coraggio di prenderne atto. Serve un cambio di passo. Non possiamo più permettere che scelte sbagliate continuino a danneggiare i cittadini. È arrivato il momento di valutare seriamente l’ipotesi di rimuovere i Sindaci dalla gestione diretta del servizio idrico, per affidarlo invece a commissari competenti e indipendenti, in grado di garantire trasparenza, efficienza e responsabilità.