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Seconda stella a destra, questo è il cammino…

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COOPERATIVA SANTANNA

J.J. Rousseau scriveva “Non riesco a meditare se non camminando. Appena mi fermo, non penso più e le testa se ne va in sincronia coi miei piedi”… chi poteva dargli torto. Sicuramente non io che amo passeggiare. Nei romanzi di Joyce e Woolf il flusso di pensieri e ricordi si dipana proprio durante le passeggiate. È un legame antico quello che unisce i piedi alle attività della mente… e pertanto il filosofare ne è una conseguenza… le passeggiate quotidiane di Kant scandivano il tempo dei suoi concittadini… e di fatto erano un bella consuetudine come lo è un rito che si ripete alla stessa ora al di là del sole o della pioggia. Kant amava così ‘menare il giorno’, direbbe il nostro Leopardi se si riaffacciasse dalla finestra a guardare ‘Silvia’… ai più sarebbe potuto apparire un solitario che, pur professando la sua disciplina, evitava la compagnia, ma non era così. Lui in quelle passeggiate scrutava il mondo servendosi delle categorie trascendentali nostre proprie per coglierne il valore, la valenza e la spiritualità. Valore dato da ciò che interagisce coi sensi e ci fa attori pensanti; valenza data dalla portata universale e necessaria dei dati sensibili che si fanno scienza condivisa e spiritualità data dalla facoltà della nostra mente di cogliere nella realtà apparente (fenomeno) l’essenza che pur non essendo ‘addomesticabile’ o traducibile in scienza è assolutamente indispensabile al pensiero che la percepisce come ‘cosa in sé’ (nouneno). Chi riflette il mondo esterno dentro di sé come è possibile che sia un solitario. Assolutamente no! E allo stesso modo dobbiamo escludere che lui amasse elaborare le sue idee/teorie senza un riferimento alla storicità del tempo. La sua fede inossidabile sulla natura umana gli ha fatto teorizzare un mondo pacificato dipendente dalla capacità dell’uomo di riflettere la sua natura che elegge la morale, il bene supremo a legge intrinseca, a dovere per il dovere, ad imperativo categorico… ed in politica sappiamo quanto importante sarebbe ‘ascoltarci’ prima di assumere iniziative – azioni – il più delle volte contro natura o immorali… ed è tanta la somiglianza di Kant delle passeggiate coi fondatori della filosofia greca, uno su tutti Socrate e a seguire i peripatetici e lo stesso Aristotele.

Peripatetikos (περιπατητικός) si riferisce, infatti, all’atto di camminare e, come aggettivo, “peripatetico” è spesso usato per indicare un itinerante, un errante e comunque in movimento. Gli ateniesi con Kant avevano tanto da ‘spartire’… intanto le loro passeggiate che se dovessimo quantificarle in km dovremmo assumere come unità di misura i vecchi maratoneti etiopi… e poi con Socrate la serietà/severità del suo insegnamento e legame alla vita e alle leggi che determinano la convivenza civile.

La passeggiata che unisce Kant a Socrate, e ad altri filosofi, credo sia fondamentale per capire i due e rendere la loro filosofia a misura di tutti e di ciascuno. Uno dei rischi a cui si incorre nell’avvicinarsi alle tematiche filosofiche è appunto quello di ‘sentirle’ astratte, legate più alla speculazione ermeneutica che alla vita. E non è così. La passeggiata, credo,  ci costringa a stare coi ‘piedi per terra’, attaccati cioè alla realtà che in quel momento diventa hegeliana, ovvero, tutt’uno con noi. E non solo. Uscendo fuori di casa si va incontro alla ‘strada’, alla piazza, ai cittadini… e come si fa a rimanere da soli in mezzo agli altri? Per il filosofo, per chi ama curiosare sui ‘perché’ l’esterno pone, a ciò che sino a quel momento si è, non si può essere mai soli. Ci soccorre, in questo caso, l’etimologia di ‘solo’ che ci riporta al latino ‘sollus’ da cui ‘intero’ e/o solido. Chi è ‘solo/a’ pertanto non dovrebbe avere bisogno di nessuno per stare bene poiché lui/lei stesso/a è espressione dell’albero della vita e della conoscenza, del femminile e del maschile… facendo in quanto ‘intero’ o singolo (autoreferente) coppia con sé stesso/a. L’esterno dicevo permette di incontrare il mondo e di riflettersi sul mondo per riconoscersi come unità biopsichica capace di dare risposte alle tante domande che la strada ci pone a getto continuo. Il filosofo dunque è colui che non ha paura della strada e di emulare Mosè… di fare proprio il motto evangelico ‘esci dalla tua terra e vai…’ verso ciò che c’è ed ancora non conosci; verso il ‘bene’; la ‘virtù’; la pacificazione; il conosci te stesso (γνῶθι σαυτόν) inteso come ricerca dei limiti che ci potrebbero portare a superare ostacoli e resistenze che ci impediscono di vivere la vita interamente. Quanto malessere potremmo operare se ne conoscessimo a fondo le cause; quanto disagio le società liquide hanno immesso nelle nostre famiglie che ci coglie impotenti, sol perché si sono confusi i mezzi coi fini…

L’uomo dell’occidente ha preferito farsi usare dall’economia anziché usarla; ha preferito mercificare la scienza per assoggettare l’umanità anziché utilizzarla per liberare l’uomo dall’ignoranza e dalla schiavitù da una certa ‘cultura’ al servizio delle multinazionali che non si preoccupano degli effetti che producono i loro guadagni sulle popolazioni ogni qualvolta si dichiara una guerra, si inquina l’aria, il mare, si avvelenano i ‘pozzi’, si costringono le masse a delegare loro (multinazionali) i desideri individuali e collettivi per tradurli in risorse per pochi e dipendenza per i più.

Non oso pensare cosa potrebbero dire Socrate, Platone, Aristotele, G. Bruno, Spinoza, Kant, Hegel… Nietzsche, Marx,… sulla morale che ha guidato i governi nell’ultimo secolo dalla Grande Guerra ad oggi… sarebbe stato meglio che anche i governanti che hanno deciso le sorti del mondo si fossero fatte delle belle e lunghe passeggiate… ma – ahinoi – per governare non c’è stato più bisogno di studiare. Si può essere ministri col diploma, o sindaci semianalfabeti… eccetto che non bisogna superare difficili esami per coprire la carica di ‘operatore ecologico’, personale ATA e non parliamo di cariche leggermente più complesse. Quando la politica non ti chiede professionalità ma ti chiede di rimediare consenso è chiaro che i nostri ‘filosofi’ sono come la metafisica, quando mostra i suoi limiti nel volere essere la scienza che non è. Ed ancora l’anima aurea di Platone è così lontana dalla realtà che tutto ci appare ‘bronzeo’ come le facce smarrite dei nostri amministratori quando si trovano ad assumere un ruolo di cui non conoscono i presupposti minimi… ciò che ci consola è che la storia non si chiude qui e che la metastoria bussa alle nostre porte per portarci quello spirito creatore che si è smarrito nei meandri di un’economia maschilista sterile e perciò incapace di generare prospettive improntate sull’intreccio tra le antenate radici dell’albero della conoscenza e della vita che siamo.

Angelo Vita (Psicopedagogista – Docente di Filosofia e Storia)