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Sotto il C.E.U. di Dante… tutto è divino“

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“Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, ché ‘l velo è ora ben tanto sottile, certo che ‘l trapassar dentro è leggero” (Purgatorio, Canto VII, v 1-3)

La data del 25 marzo è quella che gli studiosi individuano come inizio del viaggio ultraterreno della Divina Commedia e per ciò Mercoledì si celebra per la prima volta il Dantedì. Nessun altro autore ha la stessa rilevanza di Dante Alighieri. È lui il Sommo Poeta. Gli altri possono solo seguire.

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Il contributo che le scuole avrebbero potuto dare ‘in presenza’, a scuole aperte, sarebbe stato sicuramente interessante. Ma il caso ha voluto che tale data s’innestasse dentro una vera e propria ‘selva oscura ove la dritta via sembra (più che era) smarrita’. Al fine di questa proposta di rilettura ritengo interessante utilizzare parte del C.E.U. (Ciclo Esistenziale Universale) per dare ulteriore valore al viaggio compiuto da Dante dentro gli ‘scantinati’ delle nostre coscienze. Intanto cos’è il C.E.U.?è un’Unità Didattica che ci permette di seguire il percorso ciclico della vita (in questo caso della nostra) utile ad apprezzare come tutti, nessuno escluso, siamo chiamati a riconoscerci nei passaggi individuati dalla ricerca portata avanti dalla Fondazione Nuova Specie Onlus di cui sono un operatore territoriale.

Il C.E.U. segue quello del sangue. L’anello destro, o della ‘Vita’, attiva una sorta di circolazione centrifuga arteriosa che va dal cuore ai polmoni, mentre quello sinistro o della ‘morte’ opera una sorta di circolazione centripeta venosa che va dagli organi verso il cuore. L’uno e l’altro ‘anello’ sono fondamentali all’esistenza proprio perché la vita ha bisogno della parte catabolica per dare la spinta a quella metabolica. Questa unità didattica ci accompagna a teorizzare il viaggio di Dante e darne valore perché aderente alla vita nelle sue accezioni costitutive. La ‘Comedia, così l’ha chiamata originariamente Dante. come si struttura e caratterizza e soprattutto quale parte del C.E.U. può mettere in moto?

Il Sommo poeta fiorentino essendo già ‘nel mezzo del cammin(o)’ della sua vita’ ha pensato bene ad iniziare dall’Inferno e quindi dalla parte/addolorata, sofferente, che contraddistingue gli esseri viventi in particolare noi specie pensante. Il Purgatorio lo inserisco nei due ‘Punti boa’ o ‘salto quantico precipiziale’ e ‘salto quantico oltre’. Sono parti confine dove si rende necessario purificarsi nel senso di chiarirsi, di scegliere tra un prima contrassegnato dalla parte ‘Vita’ in esautoramento dove si collocano gli ‘obblighi doveri’ che ci costringono a fare delle cose per gli altri e non per noi, una sorta di metamorfosi nietzschiana in cui il cammello si caricava dei tanti ‘devi’ soffrendone o cedere a quel salto che non si sa dove può portare ma che di certo bisogna compiere per non avvelenarsi l’esistenza. Il successivo ‘Punto boa’ purgatoriale del ‘salto quantico oltre’ avvicina la vita nuovamente alla Vita, garantendo così di circolinfarel’esistenza non prima di aver dato dignità all’Inferno, alla parte diabolica dove l’io viene sottoposto alla perdizione, alla frantumazione e ad indicibili pene proporzionate alle colpe.

Ecco, se noi vogliamo rileggere la ‘Comedia secondo un punto di vista assolutamente nuovo potremo applicare l’unità didattica del C.E.U. e mettere al centro della vita quel ciclo che fonde gli opposti e ne fa una teoria utile a vivere in maniera più piena l’esistenza che stiamo sperimentando. Ma che cos’è la ‘commedia’? il termine deriva dal lat. comoedia, e questo dal gr. κωμῳδία, che probabilmente significava in origine ‘canto (ᾠδή) del festino (κῶμος)’. Ora un canto a lieto fine necessita di congiungere le parti scisse rappresentate dalle tre cantiche, che non sono più dei mondi a sé ma interagiscono in vita per spingerci verso un’evoluzione di specie più radicata all’esistenza.

Compito odierno pertanto è quello di dare giusto valore alla circolinfa dei due ‘anelli’ esistenziali perché universali, nel senso che riguardano tutti in quanto fondativi dell’esistenza. Secondo questa visione è possibile forzare il concetto ultraterreno di Dante per darle una collocazione in cui l’Inferno ci costringa a contattare le nostre parti/ombra o profondità per uscirne più forti che ‘pria’. E se ci facciamo caso è questa la sua derivazione etimologica latina. Inferno infatti deriva da infernus che significa “di sotto, in basso, inferiore”, ovvero “profondo” . è quella parte che l’epistemologia religiosa ha fatto coincidere con il regno dei dannati dove il tutto è presieduto dal diavolo. Il termine deriva dal verbo greco διαβάλλω (diabàllo) che significa separare, porre barriera, porre frattura.

Ogniqualvolta si esaurisce la spinta ‘metabolica’ o ‘divina’ s’innesta quella ‘catabolica’ o ‘diabolica’. Se il divino/vitamette insieme il meglio che siamo, l’intero che siamo, dal momento che ci viviamo la parte paradisiaca del sarvas(salute e salvezza), l’anello diabolico/morte tende, di converso, a frantumarci, a separare le parti nostre che formano l’intero scindendoci in modo da re-interrarci nel nostro ‘profondo’ da cui è possibile risalire non prima di esserci fatti attraversare dalle nostre parti/morte che son d’abbandonare prima del ‘salto quantico oltre’. Se ciò non avvenisse subentrerebbe la fine, che ha le sembianze della perdita di quell’identità che siamo stati e non siamo più. È una perdita che può coincidere con la schizofrenia o col suicidio. In questi ultimi casi l’Inferno di Dante verrebbe costretto alla tragedia.

La visione paradisiaca di Dante coincide, pertanto, con la ricerca di un punto di vista più vicino alla vita contenuto nello spirito del C.E.U. che non prevede una morte fine a se stessa, ma l’inserisce in una ‘commedia’ o ‘canto festoso’ in cui la ‘morte’ assume le veci del ‘seme interrato’ che non si vede ma c’è, e la ‘vita’ assume invece le sembianze del raccolto, del frutto che si vede, in quanto espressione di un lavoro sotterraneo indispensabile all’esistenza.

Riassumendo il Paradiso coincide con l’anello divino o della vita: allegoria di ciò che solo noi siamo nella nostra interezza; il Purgatorio con i salti/boa (precipiziale e oltre): allegoria dei passaggi che siamo chiamati a viverci tutti nessuno escluso; l’Inferno con l’anello diabolico o della morte: allegoria della frantumazione identitaria di situazioni, condizioni non più sostenibili.

Prof Angelo Vita

(Docente di Filosofia – Pedagogista Clinico)