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Elezioni nella Città ideale: Favara una competizione possibile?

Nelle ore, nei giorni e nelle settimane trascorse la città ha assistito  al tentativo, di alcune tra le personalità note della comunità favarese, di immaginare percorsi virtuosi alla preparazione dell’appuntamento elettorale della prossima primavera.

L’allarme della pandemia del corona virus in città non distrae e semmai incalza la lettura delle criticità, i limiti di una azione amministrativa a fronte dei bisogni di sempre piu’ numerose famiglie,di protezione, di servizi nello scoraggiamento generale sempre piu’ diffuso.

La riflessione partecipata sui social si interroga e ci interroga sulla scelta degli uomini e/o le donne chiamati/e a guidare la città con il suo peso di irrisolti aspetti strutturali;

 se essi/e debbano aver maturato esperienza politica di quache  natura, ovvero semplicemente qualificati professionisti o giovani preparati e pieni di entusiasmo.

E ancora ci si domanda a quale cultura di governo dovrebbe ascriversi tale guida per meglio rispondere ai bisogni della città: centrodestra o centrosinistra;

Se non sarebbe il caso di sperimentare anche qui una palese alleanza con il movimento che dirige il  palazzo di città sia pure in condizione di anatra zoppa come la definisce la stampa americana la condizione di minoranza del Presidente al Congresso.

Oggi tali domande non trovano risposte e non si intravede alcuna tendenza che possa far azzardare alcuna ipotesi almeno a chi scrive queste righe tali e tante sono le emergenze di cui tutti prendiamo conoscenza quotidianamente.

Allora si puo’ provare a immaginare cosa suggerisce il trovarsi nella città ideale dove ciascuno dei cittadini del corpo elettorale cominci con il chiedersi cosa serve alla città, ma soprattutto cosa si puo’ realmente fare nelle nostre condizioni e a chi chiedere lo sforzo solidale per ricominciare la risalita.

In questa condizione sospesa tra l’immaginario e il reale ci si chiederebbe se le domande, i temi del dibattito sopra citati sono quelle giuste a rispondere adeguatamente ai bisogni della cittadinanza.

Se non si debba alla città da amministrare un supplemento di realismo che liberi da schematismi precostituiti possa poggiare sulle regole della democrazia rappresentativa e del sistema elettorale adottato dal Comune di Favara con l’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio Comunale sulla base di una piattaforma programmatica che promette di aggredire i problemi individuando le risorse per l’avvio della loro soluzione.

In tale ipotesi le coalizioni a sostegno di piattaforme alternative potrebbero essere piu’ o meno larghe o addirittura convergenti nella stesura dell’agenda di priorità e differenziarsi nella inclusività di ampi settori della città che ciascuno sarà in grado di mettere in campo rappresentando l’indifferibilità del concorso cittadino in una titanica impresa di cambiare questo paese cioè quello di cui ha veramente bisogno.

Non né abbiamo le competenze per affermarlo, ma se fosse vero che il Recovery Fund potrebbe contenere risorse mai viste dai comuni e il loro ruolo primario nell’interesse dell’intero paese dovremmo chiederci come ci attrezziamo per esserne all’altezza e da qui stringere le alleanze

Utili a una prestazione storica per la politica favarese capace di lasciare il segno alle generazioni a venire.

Il modo in cui avverrebbe l’approccio alla sfida qualificherebbe il sentire di una cultura di governo di centrosinistra o di centrodestra al di là e al di sopra di quelle date a se stessi da taluni.

Infine nella città ideale dove nessuno puo’ chiamarsi fuori l’esperienza maturata nella vita da taluni non puo che conciliarsi che con l’energia e l’entusiasmo di altri piu’ giovani e preparati.

Nella città ideale si fanno delle scelte e di esse si risponde avendo informato l’elettore di cosa deve aspettarsi dal suo candidato.

Certo tutto questo nella città ideale.