Politica

Elezioni amministrative, alcune riflessioni a mente serena

biowoodheaterpegaso

Premetto che nelle ultime elezioni amministrative il dato più rilevante, di cui nessuno però parla e si preferisce il silenzio, è l’astensionismo al 50% che è la delegittimazione di tutti i competitori.

Ma se i grillini hanno certamente perso, il centrodestra ha riscosso un successo inaspettato e forse immeritato, il PD cosa ha fatto?

COOPERATIVA SANTANNA

Tweet 13 maggio 2017 10.19 “Riporterò il PD al 40%”

“il Partito democratico può tornare al 40%” cosi Renzi in una intervista al Foglio “il PD ha oggi una grande capacità attrattiva e lo spazio per tornare ai numeri delle Europee del 2014 e al referendum del 4 dicembre” dice il segretario. “La scissione a livello elettorale non ci ha danneggiati.”

25 giugno 2017 ancora Renzi “I risultati delle amministrative 2017 sono a macchia di leopardo. Come accade quasi sempre per le amministrative. Nel numero totale di sindaci vinti siamo avanti noi del PD, ma poteva andare meglio: il risultato complessivo non è granché”. Il commento politico di Matteo Renzi alle amministrative 2017 che hanno visto il Pd perdere diverse città.

Continua Renzi, “Ovviamente, i commenti per una settimana saranno i soliti, consueti, apocalittici. Qualcuno dirà che ci voleva la coalizione, ignorando che c’era la coalizione sia dove si è vinto, sia dove si è perso. Qualcuno dirà che questo risultato è un campanello d’allarme, non si capisce per cosa e perché visto che in un comune perdi, in quello accanto vinci”.

Ma allora, è vero che Matteo Renzi ha perso consecutivamente: le Comunali del 2016, il referendum costituzionale e il governo, ed ha perso pure le comunali del 2017? Oppure non abbiamo capito nulla?

La risposta è nel tweet di Renzi: il Pd non solo non ha perso ma ha addirittura “vinto in 67 città, contro le 59 del centrodestra e le 8 dei 5Stelle, e le elezioni politiche saranno un’altra storia”.

La logica pentastellare, uno vale uno, adesso la fa propria Matteo Renzi, cioè, che so, Cernusco sul Naviglio vale Sesto San Giovanni, (la Leningrado d’Italia) e che ne so Mira (comune del Veneto) vale Genova cioè come dire che il voto di Castrofilippo vale quanto quello di Roma.

Quando è uscito il tweet, i pochi che ancora vogliono bene a Matteo, avrebbero dovuto chiamarlo per dirgli di stare sereno.

Ma non l’han fatto né lo faranno: il Giglio Magico non contempla esseri pensanti o idee diverse da quelle del capo che ha sempre ragione. Altrimenti un partito, che colleziona più fiaschi di una cantina, si sarebbe già riunito per analizzare le cause e invertire la rotta, ammesso e non concesso che ne abbia una. Invece, a ogni rovescio, si sente dire che la prossima volta andrà meglio e non è l’ora di discutere.

Oggi Renzi è il gufo di se stesso. Nel giro di 3 anni è riuscito nell’impresa che B. impiegò più di 20 anni a centrare: stare sulle palle a tutti gli italiani.

Questione di arroganza, ma soprattutto disastri di governo che è inutile riepilogane.

  • A furia di copiare il programma di B e persino della Lega, molti elettori di sinistra sono rimasti a casa. Intanto l’elettorato flottante e non ideologico, fra l’originale B. e la brutta copia R., è tornato a preferire il primo. Magari non per convinzione.
  • Alle cause strutturali della crisi, si sono aggiunti alcuni autogol freschi freschi, e messi a segno da Renzi & fra primo turno e ballottaggi. Tipo la gestione del caso Consip, con la cacciata del testimone Marroni per salvare le poltrone degli indagati e il culetto del babbo. L’idea che a pagare sia l’unico non inquisito, nel partito che un tempo faceva della questione morale una bandiera (Berlinguer), fa ancora un certo ribrezzo.
  • Geniale la trovata di consacrare il fiasco della Rai renziana nominando nuovo capo supremo tal Mario Orfeo al posto del pericoloso gufo Campo Dall’Orto (renziano anche lui) Il quale Orfeo, come prima mossa, ha l’ideona di fregarsene della legge (votata dal PD di Renzi) sul tetto alle star e non solo conferma il mega-stipendio a Fabio Fazio, ma gliel’aumenta un altro po’ (da 1,8 a 2,8 milioni di € l’anno).Delirio di gioia nelle periferie metropolitane, alle catene di montaggio, fra i disoccupati e inoccupati e fra i ceti poveri.
  • Caso mai qualcuno non si fosse incazzato abbastanza ecco il decreto banche: una spesuccia di almeno7 miliardi di euro pubblici per salvare due istituti bancari veneti, regalando la parte sana a banca Intesa al prezzo di 1 euro e quella marcia allo Stato.

I miliardi per il reddito di inclusione non ci sono mai, ma per le banche si trovano sempre.

  • A un passo dal varo di una legge elettorale decente sul modello tedesco, finalmente condivisa con le opposizioni, prima Pd&B. la imbottiscono di nominati (niente voto disgiunto e niente preferenze), poi Renzi la fa saltare per un emendamento sul Trentino-Alto Adige che deve votare, secondo la volontà di Matteo Renzi, diversamente da tutto il resto d’Italia per convenienza del SVP.
  • Nell’eventualità che gli incerti non siano ancora fuggiti tutti, il Pd riesuma dopo 2 anni di letargo la legge sullo Ius soli, la più generosa d’Europa. Principio giusto, applicazione discutibile, spiegazioni balbettate e tempismo demenziale, in pieno panico da attentati.

Salvini non poteva sperare di meglio. Anzi, se ora gliel’approvano così com’è, dal 1° settembre riempie le piazze di gazebo per raccogliere firme sul referendum abrogativo e ha le elezioni politiche in tasca. Gratis, per gentile omaggio di Renzi.

C’è ancora spazio per ricostruire una sinistra in Italia?

 

Favara, 28 giugno 2017                                                                              Carmelo Castronovo