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I favaresi che si opposero agli americani 74 anni fa

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Il 14 luglio di 74 anni fa l’esercito americano occupò militarmente Favara, nell’ambito dell’operazione denominata“Husky”.

 

COOPERATIVA SANTANNA

 

 

I nostri compaesani vissero momenti veramente terribili. L’armatissimo nemico parlava un’altra lingua e incuteva timore. I pochi bersaglieri italiani di stanza a Favara non erano ben equipaggiati per sostenere militarmente la potenza americana e vennero sconfitti con qualche, incredibile, difficoltà. Guido Moccia, ovvero il valoroso generale che guidò stoicamente i nostri bersaglieri, fu insignito della medaglia d’oro al valor militare.

Malgrado tutto, la popolazione favarese si rassicurò solo dopo aver familiarizzato con gli occupanti. L’esercito americano, infatti, aveva offerto al nostro martoriato popolo prodotti che, quasi, sconosceva come cioccolata, caramelle, scatolame, chewing gum e sigarette.

In realtà, l’arrivo degli americani era nell’aria già da qualche mese.

Infatti, l’anno scolastico si chiuse con largo anticipo e qualche tempo prima, un aereo americano scrisse nel cielo, approfittando del suo fitto fumo bianco: buona pasqua. A ridosso dell’arrivo degli americani “Pauliddu”, il celebre banditore del paese, gridò: “Comu currinu li nglisi”.

Per questo motivo, il quartier generale del PNF favarese era in fibrillazione. Il gerarca locale, Nitto Mangiavillani originario di Palma di Montechiaro, fece stenografare e stampare dai fratelli Amico il bollettino di guerra, il giorno stesso dello sbarco alleato. Come cani in fuga, i dirigenti fascisti, che per vent’anni gli furono vicini e che si erano arricchiti perpetrando ogni sorta di ruberie al povero proletariato favarese, se l’erano data a gambe. Con lui, rimasero pochi fedelissimi che, in seguito, diedero vita all’MSI.

Salvatore Bosco, autore di diversi libri su Favara, scrisse che il feroce gerarca fascista fu ucciso da un soldato americano e che il segretario del fascio Calogero Butticè venne recluso in un campo di concentramento.

Successivamente, gli americani guidarono la riorganizzare politica della città.

Si costruì spontaneamente un comitato cittadino, animato dalla locale cellula del PCI coordinata da Giuseppe Lombardo, detto “Peppi L’orbu”, le cui tendenze erano chiaramente progressiste, anche se per superare le opposizioni americane in qualità di sindaco venne nominato un artigiano antifascista, non comunista, che incontrava le simpatie della popolazione: Antonio Amico.

La forza dell’organizzazione del comitato e dei collegamenti che aveva saputo tessere non solo con gli altri gruppi democratici ma anche con tutta la popolazione, si misurò quando gli americani decisero, inspiegabilmente, di destituire il sindaco Amico. In verità, facendo un’analisi più ampia, un po’ in tutta la Sicilia, gli americani avevano nominato nei comuni occupati sindaci mafiosi: Calogero Vizzini a Villalba, Genco Russo a Mussomeli e così via.  Le fonti sono certe e non vanno attribuite a generici “si dici” o “criuca”. Infatti, l’autorevole Michele Pantaleone scrisse nel suo libro “Mafia e politica” di un coinvolgimento della mafia nelle operazioni di sbarco in Sicilia. In questo panorama regionale, Favara fu una piacevole eccezione. Ad ogni modo, i favaresi non si piegarono ai diktat americani e ne seguì una vera e propria sollevazione popolare che costrinse gli occupanti a rimettere al suo posto il sindaco artigiano che si era posto il semplice obiettivo di ristabilire la pace sociale evitando spiacevoli, quanto inutili, vendette. Ad esempio, la condanna a morte del maestro fascista Gaetano Lanfranca fu scongiurata in extremis grazie alla repentina organizzazione e diffusione di una petizione popolare che gli salvò la vita. In quell’occasione anche i contadini ritornano appositamente dal lavoro per firmare la petizione.

Al contrario, come spesso accade in questi casi, i promotori della rivolta popolare, che rimise al suo posto il sindaco Amico, passarono brutti guai. Molti compagni, fra cui Calogero Boccadutri, vennero arrestati e condotti all’Ucciardone di Palermo dove vennero liberati, qualche mese dopo, grazie all’intervento di Cesare Sessa. L’amministrazione guidata da Rosario Manganella ha riconosciuto il valore dell’antifascista favarese dedicandogli, opportunamente, un importante arteria cittadina.

Finita la breve occupazione americana il paese cercava, fra 1000 difficoltà, di riorganizzare democraticamente l’assetto politico della città. Le prime libere elezioni, dopo la dittatura fascista, furono vinte dal “Blocco del Popolo”. Venne eletto sindaco il socialista Gaetano Guarino che, successivamente, fu barbaramente ucciso. Questo potrebbe formare argomento di un nuovo pezzo ma, per il momento, le brutte storie finiscono qui.

Pasquale Cucchiara