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IL PARTITO DEMOCRATICO CHE NON C’E’

Il Partito Democratico sta vivendo un momento assai grave, una situazione drammatica come dimostrano le dimissioni da segretario nazionale di Nicola Zingaretti.
 
Accuse gravi, pesanti nei toni e nella sostanza “Mi vergogno che nel Pd, partito – afferma Zingaretti – di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie”, quando nel Paese incombono gravi problemi: dalla pandemia, al lavoro, agli investimenti, piuttosto che lavorare per “ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni.”
 
Si tratta del settimo segretario che si sia dimesso dalla carica in soli 13 anni.
 
E’ la storia amara nella sinistra che si presenta puntualmente; non sulla linea politica o programmatica, ma per la gestione del Partito. Ora che l’Italia si era dato un nuovo governo e l’apporto del P. D. era importante, eccoti il colpo di grazia: la guerra intestina che ha portato un galantuomo a lasciare la direzione del Partito.
 
Non so come andrà a finire (molto probabilmente, Zingaretti non farà un passo indietro), ma so di certo che, al centro come sui territori, questo Partito o cambia o è destinato a chiudere i battenti!
 
La malattia del P.D. si chiama guerra intestina e non c’è nessun medico che la possa curare: solo la base, i militanti di base, i dirigenti illuminati possono cambiare il destino di questo Partito che va verso il baratro.
 
Guardate quello che sta succedendo nella federazione agrigentina dei democratici: da un anno e mezzo il Partito è commissariato, prima da un parlamentare pugliese e, dopo la sua elezione dal segretario regionale, Barbagallo.
 
I congressi sono bloccati a causa della solita guerra per bande: io ho più tessere di te, perciò il segretario della federazione tocca a me e l’altro di rimando: no, al primo conteggio, io ne avevo più di te, ergo il segretario tocca a me. E così litigando il Partito restava e resta ancora inchiodato, malgrado si stiano svolgendo i congressi-farsa di Circolo.
 
Centinaia e centinaia di compagne/i hanno affollato i Circoli. I dibattiti congressuali sono durati ore ed ore ed ognuno (muto) argomentava le proprie opinioni. Addirittura, come nei tempi migliori, i confronti sono durati più giorni. Per l’elezione degli organismi c’era una vera e propria calca: tutti volevano fare i coordinatori, i segretari, i membri della segreteria, i delegati al congresso provinciale.
 
Solo a Favara si è registrata una presenza mai vista, almeno da 60 anni a questa parte: tre, dico tre, iscritti al P.D. 2019 hanno partecipato al congresso e così hanno avuto la fortuna di aprire e chiudere il dibattito, in due/tre minuti autonominandosi (con il tacito consenso degli assenti) coordinatori del Partito.
 
CHE PARTITO PERO’ IL PARTITO DEMOCRATICO DI FAVARA!!!
 
Nella nostra lunga militanza politica non era mai capitato di assistere al NULLA. Pensiamo ai congressi nei quali prendevano la parola compagni come Lillo Alba, Lillo Abate, Lillo Lombardo, Carmelo Tinaglia, Sasà Manganella (chiediamo scusa per tutti gli altri che non sono stati citati).
 
Forse c’è un po’ di nostalgia, ma la verità è che adesso c’è il NULLA. Senza voler togliere meriti a nessuno e nel rispetto della storia del PCI/PDS/DS/PD, adesso, diciamolo chiaro, siamo al nulla totale.
 
E menomale che elezioni amministrative sono state rinviate in autunno! Grazie, Governo.
 
Rosario Manganella, Calogero Castronovo.