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“Mangio ergo sum”: la bellezza del cibo mediterraneo

Tutela AmbientebiowoodheaterSCUOLA GUARINO

Noi siamo quello che mangiamo”, la mitica affermazione di Feuerbach è diventata il motto di tutti i nutrizionisti. Con la nascita dell’ONU, e in particolare della FAO, il diritto all’alimentazione si è posto sempre più al centro dell’attenzione, e anche grazie ai progressi della medicina, dagli anni cinquanta ad oggi si sono guadagnati quattordici anni di vita. Ai giorni nostri è impossibile parlare di cibo senza parlare di fast food, da qualcuno ribattezzato Junk food. Il grande esempio è il McDonald’s, questo nasce, come disse il suo fondatore Ray Kroc “per essere un’industria del cibo, una fattoria scientifica, per adattarsi a una società che corre”. La Coca Cola intanto fa scuola di marketing a chiunque voglia avvicinarsi al settore. Entra senza invito nei pranzi e nelle cene di famiglia. Convince il consumatore che sta comprando quell’emozione trasmessa in pubblicità e non il prodotto.

Negli anni novanta si è però sviluppata una controtendenza: lo “Slow Food”. Forse perché ci si era resi conto che nella società consumista si è perso il contatto con la natura, una buona fetta dei bambini di New York crede che il latte si produca in  fabbrica.

COOPERATIVA SANTANNA

Lo slow food oggi è un’ associazione che mira a difendere la biodiversità e la diversità culturale, perché la bellezza senza diversità non esiste. Pasolini diceva “Un contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà”, Anche il presidente di “Slow food Italia” afferma di voler rivalutare la figura di contadini, pescatori e allevatori, anche grazie al preziosissimo aiuto di cuochi e chef che con la loro maestria rendono artistico ciò che già di per sé è unico. Al gusto si aggiunge l’efficienza, e quindi la salute e la dieta mediterranea, per moti nutrizionisti si trova al vertice in questo campo. Nell’agrigentino sarebbe osceno non riconoscere la completezza e l’unicità di piante come l’olivo, l’uva, il mandorlo e il pistacchio, senza dimenticare il grano, con le sue più antiche varietà, poi l’abbondanza di pesce azzurro, e la particolarità della capra girgentana; sarebbe osceno non riconoscere la prelibatezza di un piatto di pasta con le sarde; sarebbe osceno pensare all’agnello pasquale solo come qualcosa che fa “ingrassare” senza pensare ai benefici di una porzione moderata grazie alle ottime qualità nutritive di mandorle e pistacchi; sarebbe, anzi è osceno, che molte casalinghe comprano il cibo fuori, già cotto, per assecondare i vizi dei figli, senza pensare ciò che possono creare con pochi ingredienti a portata di mano, apprezzatissimi da altre parti.

Proprio per il fatto che “si corre”, nella società “liquida” del postmoderno, spesso si arriva a disconoscere e quindi  disprezzare la bellezza del cibo.

Un certo Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, nell’ultimo libro scritto prima di morire, invitava  a gustare i piccoli piaceri che la tavola può offrire al di là di qualsiasi ragionamento filosofico. Mangio ergo sum. Questo era il suo motto.

Salvatore Nina