Politica Sicilia

Micari candidato Governatore (PD e AP) è ineleggibile?

biowoodheaterpegaso

 

Per Fabrizio Micari il problema della corsa a governatore della Sicilia non è solo ottenere i voti necessari a vincere, stando ai sondaggi sarebbe parecchio difficile, ma anche sistemare alcune questioni amministrative, che riguardano una sua presunta ineleggibilità e la possibilità di ottenere un’aspettativa, che potrebbero scoppiare da qui alle elezioni.

COOPERATIVA SANTANNA

Questi i motivi “legali” riguardanti la corsa di Fabrizio Micari:

1) la sua ineleggibilità essendo Presidente del Policlinico di Palermo (carica che riveste in quanto Rettore dell’università);

2) le sue mancate dimissioni da Rettore, che sarebbero dovute avvenire entro il 27 luglio;

Le solite voci bene informati aggiungono che ci sono anche difficoltà procedurali ad ottenere l’aspettativa, già annunciata, per dedicarsi alla campagna elettorale.

La legge regionale che regola la questione, è la numero 21 del 1959, aggiornata e rivista nel 2009, si dice che “non sono eleggibili i direttor i generali, i direttori amministrativi e i direttori sanitari delle aziende unità sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e delle aziende policlinico universitarie esistenti nel territorio della Regione, nonché gli amministratori straordinari delle suddette aziende”.

La denuncia è arrivata – anche a mezzo stampa – qualche giorno fa da Antonio Fiumefreddo, l’amministratore unico di Riscossione Sicilia, che ha deciso di non dimettersi e, di conseguenza, non si è candidato a governatore come gli veniva richiesto.

Secondo Fiumeffeddo, “Micari è ineleggibile”. Tanto è vero che ha già pronto il ricorso: lo presenterà appena la candidatura del rettore diventerà ufficiale.

I vertici del Pd regionale ostentano tranquillità. Perché la legge, effettivamente, non mette tra i casi di ineleggibilità la carica di “presidente” di un policlinico universitario. E sulla questione dei soldi, il Pd si appiglia al fatto che il Policlinico otterrebbe dalla Regione “erogazioni” e non “contributi” (questi sì vietati). “Cavilli” per Fiumefreddo, che spiega: “Chi non voleva la candidatura di Micari è andato a vedere se l’Università di Palermo ha dei progetti finanziati o co-finanziati dalla Regione”, e sembra che ce li ha.

Per evitare questo scoglio, Micari si sarebbe dovuto dimettere entro il 27 luglio, 90 giorni prima dalla maturazione del quinquennio rispetto alla data delle ultime elezioni, come vuole la legge siciliana.

Nel PD isolano, intanto, la questione è stata esplorata e sono stati perfino richiesti pareri giuridici fin da subito. Uno dei pezzi importanti in Regione, Antonello Cracolici, smentisce di essere tra i “dubbiosi”, ma sostiene che: “Secondo i nostri pareri legali Micari è eleggibile. Non sono stato certo io nel Pd a cercare di fermarlo, ma altri, sostiene.

Intanto ieri il candidato, in una delle sue prime uscite pubbliche, si è precipitato nello studio di Mario Ciancio Sanfìlippo, potente editore catanese del quotidiano “la Sicilia”, da poco rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Scelta denunciata da un altro catanese: Claudio Fava, in corsa per la lista unitaria di tutta la sinistra isolana.

La situazione è complessa: da un lato nel Pd pensano che il problema dell’ineleggibilità del rettore non si porrà mai, visto che non vincerà; dall’altro al Nazareno hanno vagliato persino il piano B e circolano addirittura dei nomi.

Si precisa che ineleggibilità non vuol dire incandidabilità, ma che senso avrebbe candidarsi col rischio di essere, successivamente, dichiarato ineleggibile qualora dovesse vincere le elezioni?