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Caro amico ti scrivo… così mi concentro un po’

biowoodheaterpegaso

 

A volte ritornare su concetti che fanno parte del nostro quotidiano per comprendere in che rapporto/relazione noi stessi stiamo, è come fare il punto, il bilancio di come noi stessi siamo stati nel viverci momenti o periodi che se non vengono bilanciati rischiano di rimanere nello scontato… ed è una sorta di scontato che scontato non è. Mettere le nostre relazioni sotto i riflettori della ragione e del modo nostro d’essere è un riposizionarsi, un resettare per ritornare sul cammino che era stato relegato a ciò di cui non si parla, perché si sa, perché è così, salvo tutto ad un tratto trovarsi di fronte a situazioni  inedite che ci arrivano inspiegabili. Ciò solo perché non li abbiamo voluti o saputi vedere. Ed è per questo che sfogliando gli appunti di Aristotele, raccolti da Andronico di Rodi e pubblicati in contemporanea al ‘De Anima’, col titolo di ‘Etica Nicomachea’ non si può non fermarsi nei libri VIII e IX dedicati esclusivamente all’amicizia. Ed è questa relazione, che rende degna la vita di essere vissuta, che va sottoposta all’attenzione di quanti non si danno il tempo per soffermarvisi… se andiamo all’etimo della parola amicizia possiamo verificarne la stessa radice di amore e pertanto ne diviene una sua declinazione spianandone il terreno. L’amore potrebbe definirsi come la punta di diamante dell’amicizia, ma considerato che Protagora potrebbe obiettare che questa idea non è altro che una sensazione verosimile ma non per questo vera in assoluto, è meglio metterci nelle mani del maestro Aristotele per delinearne la caratteristiche.

COOPERATIVA SANTANNA

L’uomo è un animale politico (politikòn zôon) ed ha per di più un linguaggio che lo proietta, rispetto agli altri animali, in uno stadio decisamente superiore poiché per natura tende a stare insieme ai suoi simili.  Non potrebbe farne a meno dell’amicizia. Non è semplice di fatto pensare l’uomo fuori da relazioni amicali poiché l’amicizia fonda l’identità personale e collettiva, e poi è una inesauribile fonte di riconoscimenti individuali e sociali che risultano assai utili nell’affrontare le problematiche della vita e facilitare la realizzazione degli obiettivi dati. Certo l’amicizia, secondo l’analisi di Aristotele che ha raccolto i tanti punti di vista ed esperienze accumulate nelle diverse città greche e per la prima volta sistematizzate in queste sue lezioni ‘esoteriche’ riservate ai propri allievi, non poteva riferirsi ad un uomo e ad una donna ma riguardava lo stesso sesso perché in quel periodo si era persuasi che una eventuale amicizia tra un uomo ed una donna finisse inesorabilmente – diremmo oggi – a ‘letto’. Lui dà per scontato tale assunto e declina l’amicizia in tre accezioni che qui cerchiamo di forzare, solo per una questione di sintesi, e collocare nella sfera dell’UTILE, del PIACERE e del BENE.

 L’AMICIZIA:

  • è UTILE quell’amicizia fondata sul do ut des… ovvero io faccio una cosa per te per ricavarne una ricaduta. Ti aiuto perché so che anche tu ricambi. Io ti passo una mia competenza e tu fai lo stesso. Aristotele pensava allo scambio tra il saggio anziano ed il giovane, la saggezza in cambio del supporto;
  • è un PIACERE quando con l’amico si condivide qualcosa andare al teatro insieme, allo stadio a vedere la squadra del cuore, a sciare, a cacciare, in montagna, in mare… e pertanto è un’amicizia finalizzata come lo è qualsiasi comportamento descritto in questi 10 libri dedicati da Aristotele al figlio Nicodemo;
  • è un BENE l’amicizia quando la relazione è disinteressata, gratuita, non sottostà al do ut des e nemmeno è condizionata dalla condivisione esclusiva di un piacere. Il BENE dell’amicizia è in vista del BENE della VIRTU’ meglio descritta dal termine greco ARATE’ che è la disposizione d’animo volta al bene; la capacità cioè di una persona di eccellere in qualcosa, di compiere un certo atto in maniera ottimale, di essere virtuoso come “modo perfetto d’essere”; d’altronde ARATE’ ha la stessa radice greca di ARISTON che equivale al ‘migliore’ all’ eccellere… la virtù pertanto aristoteliche corrisponde al globale massimo dell’etica, al bene supremo che si identifica nella sostanza a ciò da cui tutto muove e prende vita. L’uomo per sua natura tende pertanto ad avvicinarsi più possibile alla felicità e l’amicizia non è altro che uno strumento perché questo possa realizzarsi.

È un’idea questa che resiste da più di 1400 anni nonostante qualcuno ne abbia voluto minare le fondamenta come ha fatto T. Hobbes nel suo libro più famoso il ‘Leviatano…’ pubblicato nel 1651 dove asseriva come la natura umana fosse fondamentalmente egoistica, e a determinare le azioni dell’uomo sono soltanto l’istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Secondo questo punto di vista l’uomo non può sentirsi spinto ad avvicinarsi al suo simile in virtù di un amore naturale. Tra gli uomini non ci sono rapporti di amicizia. L’uomo, per Hobbes, non cerca amici, ma si avvinghia ai suoi simili per mero interesse. Questo secondo il principio che oramai è diventato un mantra dell’homo homini lupus, l’uomo – che – è lupo per l’altro uomo. Su questa premessa andare a giustificare lo Stato Assoluto non gli dev’essere costata molta fatica al filosofo di Westport. Per fare chiarezza su questa sua idea che emerge da una sua sensazione sulle società primitive ci soccorre Rousseau che ne confuta le conclusioni in quanto frutto dell’idea che lui s’era fatta della società del suo tempo e non per l’analisi antropologica dell’uomo primordiale.

Aristotele trova in Kant una robusta sponda per affermare le sue asserzioni in quanto nella Critica della ragion pura, dice: ‘Ci riterremo al servizio della volontà divina solo in quanto promuoveremo in noi stessi e negli altri il bene del mondo’. E su questo principio morale fonda anche le sue riflessioni trascritte in ‘La pace perpetua’ che investe tanto se non tutto sui rapporti e relazioni tra le persone e gli stati diretti al bene che sa tanto di aristotelico in quanto in Kant è radicato l’imperativo categorico della legge morale. E seppur tra le insidie dell’INSOCIEVOLE SOCIEVOLEZZA DEGLI UOMINI Kant darà la volata all’aratè aristotelica che ancor oggi è un obiettivo assolutamente perseguibile se vogliamo dare senso alla convivenza civile tra persone e Stati.

Angelo Vita

(Psicopedagogista – docente di Filosofia e Storia)