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…e se la MASSA/POPOLO non avesse sempre ragione?

biowoodheaterpegaso

Leggiamo su https://it.wikipedia.org/wiki/Massa_(filosofia): “Il termine massa deriva dalla parola greca μαζα (maza) che indica l’impasto per fare il pane e dal verbo μάσσειν (massein) che vuol dire impastare. Quindi l’etimologia è proprio la più adatta ad indicare il significato corrente di massa come insieme, più o meno indifferenziato, di individui. Da un punto di vista più strettamente filosofico il concetto di massa è stato di frequente considerato in antitesi alla libertà/responsabilità propria dell’individuo nella sua singolarità; tuttavia, di recente, il termine ha assunto un valore diverso, in relazione alla sua capacità di contrapporsi, sia pure in modo non sempre pienamente cosciente, in difesa dei propri interessi, all’élite conservatrice, operando in questo modo per un rinnovamento nei rapporti economici e politici della società”.

La parola popolo invece si riallaccia alla radice indoeuropea par- o pal- che esprime il concetto di riunire, mettere insieme. Anche il greco antico ha assorbito questa radice che ritroviamo, ad esempio nella parola πλῆθος (plethos) = folla. Interessante sottolineare che nell’antico tedesco, (la p si mutò in f) abbiamo voll = pieno poi volk = popolo

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Insomma l’etimologia di popolo ci riporta all’idea essenziale che esprime la parola stessa: un insieme di individui riuniti sotto vari aspetti (territorio, lingua, leggi, religione, tradizioni, usi, costumi, territorio, etc.) come ad indicarci la comunità….”

Perché parto dalle definizioni di ‘massa’ e di ‘popolo’? Prima di tutto e soprattutto per capire se la sovranità popolare si esercita nella consapevolezza della ‘responsabilità’ o se la si esercita/usa a prescindere dalla sovranità/responsabilità al fine di permettersi nella qualità di leader politici – che protestano/propongono/dispongono – di essere più convincenti nel far passare la propria ‘verità’ spesso addomesticata ad esigenze/interessi particolari e non generali. Vorrei cioè uscire fuori dalla logica che ‘il popolo ha sempre ragione’ o come si evidenziava nella Bibbia riferendosi chiaramente ad altro ‘vox populi, vox Dei’ (Libro di Isaia, 66,6).

Ricordo a me stesso che il popolo, quando Gesù fu crocifisso, non era con Gesù, altro che ‘voce di popolo voce di Dio’, ma ne prendeva le distanze; il popolo stava a guardare… lo cercava solamente quando ne sentiva il bisogno, per usarlo e non per aiutarlo; il popolo era molto più vicino a Pietro quando lo rinnegava che a Gesù quando è stato arrestato… il popolo ti porta alle stelle e alle stalle senza l’ausilio delle stelle… il popolo è quello che ha portato uno stramiliardario americano a rappresentarlo con tutti i rischi che ciò comporta per il mondo intero… il popolo.

A tal proposito scrive Carlo Alberto Tregua (su http://www.risorgimentosicilia.qds.it): “Hitler fu acclamato dal popolo tedesco il 5 marzo 1933 con una votazione plebiscitaria che raggiunse il 44%. Il popolo si era spiegato democraticamente, ma aveva eletto un mostro che poi avrebbe sacrificato sei milioni di ebrei e dieci milioni di soldati propri e avversari. Dunque, non è vero che il popolo ha sempre ragione. Ai tempi dei romani quando nell’arena si battevano i gladiatori, alla fine era il popolo degli spettatori che formalmente indicava all’imperatore se condannare o graziare il poveretto. Anche in questo caso, spesso il popolo condannava. Anche in questo caso la sua espressione non era dettata dalla ragione ma dall’umore”.

Oramai siamo arrivati alla razionalità dell’irrazionale… pur di soddisfare un bisogno indotto (dagli egemoni) siamo disposti a tutto compreso l’indebitamento o la rottura dei rapporti persino parentali. Un telefonino dell’ultima generazione vale – spesso – di più dell’impegno verso il prossimo in sofferenza. Votare contro, vale molto di più che votare per. In questo il meridione e la nostra Sicilia, in particolare, hanno una loro storia che si discosta parecchio da quella dell’Italia, soprattutto, Centro-Settentrionale.

Da noi l’impasto-massa-popolo fa più presa. Se fosse stato per il nostro Sud e per la Sicilia saremmo ancora ai Borbone, alla Monarchia dei Savoia alla quale (il 02/06/1946) abbiamo dato il 64,7% di consenso… Ricordo a me stesso e a chi l’avesse dimenticato che da noi, in Sicilia, il referendum pro-divorzio è passato solo per un punto di percentuale 50,50% contro il 49,50%… il centro-destra di Berlusconi nelle elezioni del 2006 è riuscito a fare en plein con 61 seggi a zero contro il centro sinistra… eppure il progetto del centro-destra – teoricamente – avrebbe dovuto avere ben poco da spartire con le mille difficoltà del popolino… il popolo vota in relazione alla capacità di persuasione che ha la classe dirigente di rendere digeste anche le cose indigeste e detto questo evitiamo di osannarlo come fosse portatore sano di legalità, solidarietà, democrazia… il popolo va ‘educato’ alla convivenza civile, alla pace, alla solidarietà, alla partecipazione democratica e la responsabilità della classe dirigente è simile a quella dei genitori verso i propri figli.

Il popolo/massa con il XX secolo è stato plasmato ed ‘impastato’ a dovere da tutti i governanti che si sono succeduti al di là delle intenzioni e di ciò che di fatto hanno realizzato in sinergia coi poteri forti dei grandi capitali e delle grande industrie che da subito hanno capito il ‘valore’ che avrebbe avuto l’addomesticamento delle masse ai bisogni ed ai desideri indotti, in maniera subliminale, attraverso la pubblicità e la trasformazione dei bisogni secondari in primari. Il popolo non si chiede più quali sono i propri bisogni perché vengono decisi ed amministrati altrove dove si decide quali debbano essere e come realizzarli. La democrazia diretta rousseauiana in tal senso parla il linguaggio dell’addomesticatore imbonitore di turno che stiracchia a sé il consenso perché riesce a captare gli umori della ‘pancia’ della gente… evitiamone pertanto la santificazione ed iniziamo a pensare che se la famiglia, la scuola, l’associazionismo, la stessa Chiesa… non prendono a cuore la formazione dei cittadini il rischio della perdizione è fattuale, reale, dietro l’angolo… altro che popolo. Non è un sostantivo di ‘parte’ come avesse in sé i geni della democrazia o del benessere, perch’é neutro, informe, plasmabile, amorale, apolitico… in divenire, in fieri.

Sta a chi egemonizza la cultura ed il potere, nelle sue diverse declinazioni, plasmare quell’identità funzionale alla convivenza civile e democratica. Non è un dogma o un’idea innata nel genoma delle masse. Chi pensa il contrario si illude e pertanto rischia la delusione se non si rimbocca le maniche per direzionarlo e renderlo partecipe ad un progetto di società sempre più vicino ad un’idea di mondo in cui ognuno ha un ‘posto in prima fila’ in una sorta di ‘girotondo democratico’. Ciò detto la società non si cambia dal basso, da un moto popolare, ma dall’alto… bisogna cioè assumere le leve del potere, favorire la costruzione di una società in cui l’uomo non venga educato alla sopraffazione dell’altro, ma al rispetto come si evince anche dalla lettura dell’Oratio hominis dignitate scritto dall’onnisciente Pico della Mirandola per spiegarci – nonostante la sua giovanissima età (aveva solo 21 anni) – il senso da dare alla concordanza intesa nel suo etimo di cum (insieme) cordis (cuore) ovvero nel rispetto reciproco dei propri percorsi religiosi, politici, economici e culturali.

Angelo Vita

(Psicopedagogista – docente di Filosofia e Storia)