CRONACA Favara Primo piano

Favara. il cittadino Ulisse chiede una marcia di protesta per Viale Che Guevara

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Continua a mantenere l’anonimato, e noi ancora lo concediamo in attesa del suo svelamento, il nostro concittadino che si fa chiamare Ulisse. Si firma Ulisse ma è la voce del popolo libero che vuole vivere in un paese normale! Attento osservatore della realtà circostante, non poteva restare indifferente alla vicenda di Viale Che Guevara, via importante e trafficata di Favara la quale, dopo le torrenziali piogge autunnali, è sprofondata ancora di più. L’emergenza è reale e tangibile e una letterina per chiedere lo stato di calamità/emergenza scritta dalla Sindaca Anna Alba, e le transenne messe dai Vigili urbani non hanno certamente fermato le piogge! La situazione è insostenibile è la battaglia non può essere solo dei residenti di Viale Che Guevara. Per questo la voce di Ulisse deve essere accolta, in quanto voce dell’intera popolazione di Favara. Di seguito vi alleghiamo la nota stampa integrale.

“La Sindaca, probabilmente, a causa della sua giovane età, non sa neppure chi sia o chi sia stato Che Guevara, al quale il Comune di Favara, negli ultimi anni ottanta, ha dedicato una via, quella che oggi è sotto l’attenzione, dei cittadini residenti in quel vialone che conduce ad Agrigento. È sotto gli occhi di tutti Viale Che Guevara, offesa, umiliata ed insultata dalla Amministrazione comunale che non ha destinato nemmeno un centesimo per riparare una frana che minaccia anche un edificio di civile abitazione e che tanti disagi sta provocando. Ernesto Che Guevara, più noto come il “el Che” è nato a Rosario il 14 giugno 1928 e deceduto nel 1967, prima, appunto che nascesse Anna Alba, oggi primo cittadino di Favara. Fu amico, compagno di lotta di Fidel Castro che lo chiamò a far parte del suo governo a Cuba. Nel 1965, lasciò Cuba e si diresse verso il Congo belga e, successivamente, in Bolivia, dove fu catturato da un reparto anti guerriglia dell’esercito boliviano, complice la C. I. A. Il giorno dopo l’arresto fu mutilato alle mani ed assassinato. È stato rivoluzionario, guerrigliero, scrittore e medico.

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Ma torniamo a Favara. Tanto tempo è trascorso dalla frana che sta condizionando la vita degli abitanti e da una vasta popolazione che frequenta i due istituti scolastici, l’Alberghiero ed il Professionale, senza che chi ha il dovere di intervenire abbia mosso un dito. Adesso la strada è stata chiusa al traffico e transennata: l’unica via di fuga è lo slargo di una abitazione privata che consente a pedoni ed automobilisti di poterla attraversare. Le forti piogge di questi giorni, riprese da un abitante della zona, non hanno impensierito né il sindaco, né tantomeno la giunta. La gente, giustamente, protesta, ma non trova interlocutori validi. Non una parola, non un atto amministrativo che metta fine alla “vergogna” di Viale Che Guevara. Ed allora se Maometto non va dalla montagna, la montagna va da Maometto. Non si può restare con le mani tra le mani, non si può stare fermi, non si può delegare tutto a pochi volenterosi che abitano nella zona. Occorre stringere una “alleanza di popolo”, alzare il tono del dibattito politico, chiamare in causa i consiglieri di maggioranza e di minoranza: non possono stare muti, come se non ci fossero!!! Ma da solo questo non basta: occorre organizzare una marcia di protesta, un lungo corteo che da Viale Che Guevara, arrivi fino a Palazzo di piazza Cavour per sentire quali proposte l’esecutivo ha in mente di adottare per mettere fine alla “vergognosa” tragedia di Viale Guevara. Chiamare alla lotta ed alla protesta gli studenti dei due Istituti che insistono su questa strada ed i loro docenti, nonché tutti i cittadini che ivi risiedono e i cittadini, penalizzati dai blocchi di cemento che ostruiscono il passaggio verso il capoluogo”.