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Impressioni leviataniche… Quanta povertà nasconde la ricchezza!!!

biowoodheaterpegaso

 

Incontrare la dirompente forza del Leviathan mette i brividi… la sua viscida presenza che si nasconde tra il fango come i coccodrilli per dilaniare ed ingoiare/ingerire chi gli passa a tiro non lascia presagire nulla di buono… di lui s’è scritto che «Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le bestie più superbe» (Giobbe 40:25-32, 41:1-26)… eppure la sua vita sembra legata alla volontà divina come divina è stata presentata la figura dei tanti re che dall’alto venivano unti di quel potere assoluto che troneggiava su tutto e su tutti. Questa figura mostruosa è stata la ‘guida’ di T. Hobbes che non ha trovato di meglio per rappresentare l’uomo investito dal potete assoluto dei suoi sudditi che per paura delle conseguenze di una libertà naturale, di uno stato di natura del ‘tutti contro tutti’ si affida ed affida la propria libertà al Sovrano che teoricamente dovrebbe garantire a tutti la ‘vita’ e la ‘fede’ ma praticamente se la infrange non incorre ad alcuna sanzione o condanna. Come dire che il suo assolutismo è senza limiti ed affidato alla sua esclusiva discrezionalità. Così descritto il Sovrano di Hobbes sembra lui stesso un Leviatano contro lo ‘stato di natura’ che lungi dal modello aristotelico dell’animale politico tende a rispondere alle pressanti richieste di sudditi che vogliono semplicemente salva la vita e la fede nel loro Dio perché fondamentalmente guidati – come lui stesso dice – dalla bramosia e dal timore della morte.

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Chi, se non la mostruosità del Leviatano, può vegliare e garantire la vita di gente che senza pensarci due volte si scannerebbe per un non nulla? Hobbes con la sua analisi anche cinica ci introduce dentro i meandri ombrosi delle profondità umane dove l’uomo libero, facilmente, libera violenza mettendo a repentaglio la vita propria ed altrui. Seguendo questo suo pessimismo, sulla reale capacità dell’uomo di autogovernarsi o di partecipare attivamente al governo, all’insegna della cittadinanza post rivoluzione francese, non ci sarebbe nessuna possibilità per un governo rousseauiano o anche liberista come lo stesso Locke l’aveva prospettato. Hobbes non crede all’emancipazione dell’uomo/massa. L’uomo può essere guidato solo da un Sovrano che incarna il potere assoluto. Evidentemente la critica che muove Hobbes ai filosofi greci è totale. È d’obbligo la domanda sul perché di questa sua posizione estremista. Il ‘600 – da questo punto di vista – è stato uno dei secoli più violenti che la storia abbia conosciuto, soprattutto perché si sono registrate guerre religiose di stampo identitario (protestanti vs cristiani). Quando si mette sotto il ‘fuoco’ l’identità di un popolo le vittime si contano a milioni… e sappiamo che fine hanno fatto gli amerindi. Dal 1618 al 1648 furono trucidati dalla guerra dei 30 anni più di 8 milioni di persone. E quale teoria poteva uscire fuori se non quella hobbesiana fatta più di rabbia che di analisi?

La sua è stata una teorizzazione improntata sulla tutela della vita… e come un vero e proprio pater familias il Sovrano di Hobbes aliena a sé la libertà dei sudditi che insieme non erano in condizione di difendersi da loro stessi per disegnare un’idea di sovranità maschilista figlia di constatazioni logiche che in quel tempo stavano facendo emergere un modello conservatrice del mondo incentrata sulla rivoluzione finanziaria inglese e sull’assolutismo francese che si infrangerà nel secolo successivo contro la rivoluzione francese che poggerà su considerazioni antihobbesiane come quelle di J. J. Rousseau che nel contract social (ou principes du droit politique), pubblicato nel 1762, teorizzava la democrazia diretta… figlia questa di un’analisi non improntata sulla paura, sulla bramosia o sull’incapacità di governare le libertà individuali ma sulla bontà della natura umana che avrebbe potuto trovare in un governo democratico il suo massimo globale.

Lo scontro tra i contrattualisti giusnaturalisti del  Sei/Settecento si concluderà – ahi noi – col secondo dopoguerra (1945) quando l’idea del fondatore del liberismo Locke non troverà più alcun ostacolo dopo il fallimentare governo dei soviet che di fatto conteneva elementi leviatanici che hanno minato e mortificato l’intuizione marxista-leninista sino a perdersi in tragiche esecuzioni e persecuzioni che hanno esautorato quelle spinte progressiste che in Europa e nel mondo sognavano governi affidati ai lavoratori e non governi, che di questi si sarebbero serviti, per portare avanti idee assolutamente distanti da quelle concepite dai grandi filosofi dell’Ottocento.

Prima si è voluto sottolineare come l’assolutismo hobbesiano nato come teoria di un’analisi pessimista della natura umana sia improntata su una visione maschilista del mondo che si regge sulla forza, sull’intimidazione e sull’accentramento del potere che risulta addirittura ancora più violento e totalitario rispetto a quelli teocratici in quanto la propria legittimità gli arriva da una dichiarata debolezza di base che aliena ogni diritto allo Stato Assoluto pur di sopravvivere al possibile Bellum omnium contra omnes. Dello stesso tenore è il postulato lockiano anche se allarga la sfera dei diritti non solo alla vita ma alla proprietà privata che di per sé tende a dare potere a chi ha già un potere, più diritti a chi ha più interessi da difendere in una società dove le proprietà private dal suo primordiale esordio hanno comportato guerre e sopraffazioni, alleviati dall’illusione, riservata alle masse, che tutti concorrono alla propria ricchezza anche se in atto è stata foriera di esclusioni dai processi produttivi di milioni di uomini e donne che come in una pentola a pressione tendono a far esplodere i limiti di un modello liberista ed ipercapitalista che ha trasformato gli uomini in mere merci da cui trar profitto.

In questo senso è ammirevole l’analisi rousseauiana che non è viziata – come quella di Hobbes – dal pessimismo e da uno Stato di natura che porti inesorabilmente all’assolutismo. Le conclusioni hobbesiane nulla hanno a che vedere con le società protoprimitive che non sono quelle da lui immaginate. Le sue considerazioni pertanto non sono altro che proiezioni della società del suo tempo da lui stesso frequentata e che stava interrando – ahi noi – i primi semi che nei secoli hanno prodotto e dato vita agli stessi ‘leviatani’ che governano l’attuale mondo da Trump a Putin, da Xi Jinping (leader cinese) a Kim Jong-un (leader della corea del nord) solo per riferirsi ai principali che tengono sotto scacco il pianeta.

Avere voluto indagare il concetto hobbesiano di Stato Assoluto oggi ha un senso a mio avviso forte… proprio perché quell’idea di mondo anche se convertito nel modello consumistico ed ipercapitalistico è in crisi nonostante sia in salute perché senza alternative. Lasciatemi chiudere con questo ossimoro poiché a volte si può vincere perdendo. Ed oggi l’idea maschilista liberista ha perso. Ed ha perso sotto il peso delle guerre fatte e dichiarate e sotto il disastroso bilancio che vede una gran fetta di popoli esclusi dai processi di crescita economica e culturale ed  i nostri fratelli dirimpettai affollare i mari del mediterraneo per un’illusoria avventura verso un eden che non è mai esistito.

Angelo Vita

(Psicopedagogista – docente di Filosofia e Storia)